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quelle legate alla guerra di corsa, in particolare il commercio di schiavi
e le così dette “manomissioni”, ovvero i riscatti pagati dalle famiglie per
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riavere indietro i loro cari . Di questa crudele tratta facevano le spese
non solo i turchi, ma anche ebrei e greci che, tradotti in catene a Malta,
finivano, nel migliore dei casi, con l’essere rilasciati dopo aver corrispo-
sto il riscatto e, nel peggiore, venduti al miglior offerente. Gli studi della
Brogini confermano che, tra il XVI e XVII secolo, la guerra di corsa
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divenne una professione per un numero crescente di uomini . Non solo
per i maltesi delle campagne, che si trasferivano alla Valletta in cerca
di fortuna, ma anche per numerosi stranieri, soprattutto francesi e
greci, i quali sposavano donne locali per poter prendere la cittadinanza
maltese e potersi così dedicare ai lucrosi traffici locali.
La necessità di continui rifornimenti costrinse l’Ordine a intensifi-
care e a diversificare le proprie reti commerciali con i paesi cristiani
della costa mediterranea. Il fornitore privilegiato rimase certamente la
Sicilia, da cui Malta aveva ottenuto nei secoli importanti sgravi fiscali,
che vennero riconfermati ai cavalieri una volta insediatisi nell’isola, tra
cui «l’esenzione de’ diritti di dogana per l’estrazione dalla Sicilia del
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grano e delle vettovaglie» di cui Malta abbisognava . Tuttavia vennero
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ben presto strette relazioni con altri partners, in particolare la Francia ,
seguita poi dai Paesi Bassi e da Venezia. Mentre il tentativo dei fiam-
minghi di aprire una sede stabile a Malta, avvenuto nel 1638, si scon-
trò con le resistenze dell’Ordine, tanto per motivi fiscali quanto religiosi ,
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2 Un esempio di “manomissione” è stato rintracciato in Asmomve: il 17 aprile del 1659
venne dichiarata a Malta la manomissione di Mustafà Osman Oglu, Aga dell’isola di Santa
Maura, rilasciato dietro corresponsione di 290 scudi da tarì 12 per scudo (Asmomve,
XXXVIII/II, Armamenti, Squadra, Commercio, Corsari, Prede, Schiavi (1430-1699), Marittimi
e Commerciali (1645-1669), cc. 58r-61r). Arrivato a Zante, malgrado i documenti rilascia-
tigli a Malta, venne arrestato dal Provveditore veneziano. Informato del fatto, il ricevitore
–il rappresentante dell’Ordine a Venezia, di cui si parlerà diffusamente qui di seguito– pro-
testò ufficialmente e richiese l’immediato rilascio del prigioniero, a meno che «per qualche
misfatto non venga giustamente destinato a quella pena, alla quale esso Sig. Provveditore
del Zante [lo] ha condannato» (Asve, Collegio, Esposizioni Roma, reg. 41, f. 194).
3 A. Brogini, Malte, frontière de Chrétienté (1530-1670), École française de Rome,
Rome 2006, ma si veda anche S. Bono, Malta e Venezia fra corsari e schiavi (secc. XVI-
XVIII), «Mediterranea. Ricerche Storiche», 7 (2006), pp. 213-222 e, più recentemente Id.,
Schiavi: una storia mediterranea (XVI-XIX secolo), Il Mulino, Bologna 2016.
4 P. De Bono, Sommario della Storia della Legislazione in Malta, Tipografia del Malta,
Valletta 1897, p. 170.
5 Sulla presenza dei mercanti provenzali e marsigliesi a Malta, si veda A. Brogini,
Malte et les Marseillais au début de l’époque moderne, in A. Giuffrida, F. D’Avenia, D.
Palermo (a cura di), Studi in onore di Orazio Cancila, II, Quaderni Mediterranea. Ricerche
storiche, 16, Associazione Mediterranea, Palermo 2011, pp. 491-512.
6 «Fecero in questo tempo alcuni mercanti Fiaminghi propositione di venir ad habitar
in Malta con le loro famiglie, per introdurvi trafici di mercantie e arti consuete alla loro
natione, e portata al Gran Maestro la propositione in Consiglio fu commesso l’affare a
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)