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Le relazioni commerciali tra Venezia e Malta alla fine del XVII secolo 517
diverso fu il caso di Venezia. A partire della seconda metà del XVI secolo,
infatti, l’espansionismo ottomano e la concorrenza ponentina in Medi-
terraneo avevano suggerito alle autorità della Serenissima d’impostare
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una parziale riconversione del sistema economico . Il settore agro-ali-
mentare venne fortemente sostenuto dall’iniziativa pubblica che, con
accurate opere di bonifica e di irrigazione coordinate da magistrature
ad hoc – come i Provveditori sopra beni inculti, creati nel 1556 –, aveva
ottimizzato e razionalizzato la produzione. La fertile Terraferma veneta
garantiva prodotti di eccellente qualità, ulteriormente incrementati gra-
zie all’inserimento di nuove colture come il mais, il riso, il gelso, il lino,
la canapa e il cotone. Nelle foreste del Cansiglio e del Cadore, poi, si
trovava legname in quantità, la cui qualità era controllata scrupolosa-
mente dal Consiglio dei Dieci per ragioni di interesse nazionale. Dalla
qualità del legname, principale materiale di costruzione della flotta da
guerra, dipendeva infatti la salvezza e la libertà di Venezia.
Le varie città del dominio si erano poi specializzate in produzioni
locali, tentando di sviluppare con la capitale una rete integrata di rap-
porti tra centro e periferia, al fine di massimizzare le singole iniziative
imprenditoriali e rispondere a una diffusa domanda non solo interna,
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ma anche estera . Il collettore di gran parte della produzione della Ter-
raferma era Venezia, dove spesso le materie prime erano rifinite e lavo-
rate, sfruttando al meglio l’altissima qualità delle maestranze locali.
La vocazione di “trasformazione” si era sviluppata in parallelo ad altre
produzioni per le quali Venezia era rinomata in tutto il mondo. Ci si
riferisce, ovviamente, alla lavorazione del vetro, ben radicata a
quattro signori della gran croce, ma per la relatione loro parve esorbitanti le richieste
loro, e poco convenienti alla pietà della Religione, restò escluso il trattato» (B. Dal Pozzo,
Historia della Sacra Religione Militare di S. Giovanni Gerosolimitano […], II, Gerolamo
Albrizzi, Venezia 1715, p. 24).
7 Ma forse anche per intercettare «l’accresciuta domanda di materie prime in risposta
all’aumento demografico» (A. Caracausi, Capitali e mercanti-imprenditori in Italia settentrio-
nale nei secoli XVI-XVIII, in F. Amatori, P. Lanaro (a cura di), Gli imprenditori in una pro-
spettiva storica di lungo periodo, «Annali di storia dell’impresa», 18 (2007), pp. 283-299.
8 «The relationship between centre and periphery, between Venice and various areas
within the State, comes to life in a scenario that combines the commercial as well as the
manufacturing and agrarian situations. It is a view that embraces all mainland Veneto:
the negative cycles of certain industrial and/or commercial sectors of Venice throughout
the seventeenth century can be matched with positive cycles in the some sector or in
adjacent sectors of the subject lands and in particular areas of the dominion» (P. Lanaro,
At the Center of the Old World: Reinterpreting Venetian Economic History, in P. Lanaro (a
cura di), At the Center of the Old World: Trade and Manufacturing in Venice and on the
Venetian Mainland, 1400-1800, Centre for Reformation and Renaissance Studies,
Toronto 2006, pp. 19-69). A questo proposito si veda anche A. Caracausi, Mercanti e
manifatture tessili fra Padova e Venezia. Reti di scambio e specializzazioni produttive in
età moderna, in P. Lanaro, E. Svalduz (a cura di), Le reti di scambio. Uomini, merci, archi-
tetture (XV-XIX sec.), Bulzoni, Roma 2010, pp. 19-30.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)