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544 Renzo Sabbatini
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Il diplomatico, a Vienna ormai da alcuni anni , ha intanto provve-
duto a far circolare una generica difesa di Lucca, ma chiede informa-
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zioni e disposizioni «per regolar con misura migliore le mie risposte» .
Prima ancora di poter leggere la missiva da Vienna, l’allarme giunge ai
governanti lucchesi dall’ambasciatore residente a Firenze, Carlo
Orsucci: «Correva qui nei giorni passati una specie di manifesto del re
Giacomo assai particolare, ed era da molti creduto apocrifo e inven-
zione di qualche bell’ingegno, e perciò non avevo procurato averlo…».
La lettera è del 19 dicembre e segnala una iniziale sottovalutazione da
parte del diplomatico:
Ma vedendo nella Gazzetta de 17 [forse 27] novembre nella data di Londra
de 20 [?] essere stati fermati alla posta molti manifesti che possono supporsi
essere il medesimo, se bene non n’era lasciato uscire copia alcuna, e che l’accu-
sano fatto in data della sua corte in Lucca de 10 settembre, ho creduto non dover
mancare di mandarlo costì dopoi fattolo tradurre dall’inglese, non so se troppo
felicemente, acciò qui si vedano in che grado si prendano dal re le turbolenze
dell’Inghilterra e le lusinghe che continua ad havere, pare con poco fondamento
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del suo ristabilimento, che al presente apparisce fuori d’ogni speranza .
La pratica è allestita dalle Differenze e presentata al Consiglio con un
memoriale il 22 dicembre. Coincidenza inquietante, assieme alle lettere
da Vienna e Firenze l’Offizio aveva ricevuto anche la notizia dell’immi-
nente arrivo in città di Milord Molesworth, «inviato del re Giorgio d’In-
ghilterra alla corte di Torino, che si ritrova presentemente in Pisa» . È
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proprio dal problema dell’accoglienza all’inviato inglese che il memoriale
7 Vedi R. Sabbatini, L’occhio dell’ambasciatore. L’Europa delle guerre di successione
nell’autobiografia dell’inviato lucchese a Vienna, FrancoAngeli, Milano, 2006, in partico-
lare le pp. 84-87, 100-106, 121-129.
8 «Io ho risposto non averne alcun ben minimo riscontro, e supporre per indubitato che
non siasi per parte della Serenissima Republica, né di sua scienza, o permissione, dato
verun passo o concorso a qualunque cosa possa avere influsso o relazione alle presenti
revoluzioni del Regno, et ho pregato l’amico a renderne in caso di bisogno persuasi i ministri
inglesi. Così continuerò a fare quando mai me ne venisse per parte di questi fatta qualche
querela» (Differenze 198, Lettera di Vanni da Vienna, 10 dicembre 1722, n. 360).
9 Ibidem, Lettera di Orsucci da Firenze, 19 dicembre 1722, n. 370. Della Declaration
né della traduzione in italiano sono riuscito a trovar copia tra le carte dell’Archivio: la
delicatezza del caso e il passaggio della documentazione dall’Offizio sopra le differenze
al Magistrato dei Segretari e poi al Consiglio generale ne ha forse facilitato la dispersione,
se non ha fatto maturare la decisione di distruggere il fascicolo. Sollecitato all’attenzione
dall’Offizio, alla lettera successiva l’ambasciatore allega una «dichiarazione» di John Sam-
ple, che – semplicemente – appella «fuggitivo». In effetti, Sample, maggiordomo o segre-
tario di Sir Robert Sutton all’ambasciata di Parigi, era stato arrestato il 4 agosto a Londra
per alto tradimento ma poi era riuscito a fuggire in Francia sulla barca di Sir Henry
Goring (Cruikshanks, Erskine-Hill, The Atterbury Plot cit. pp. 158-159).
10 Consiglio 408, Riformagioni segrete, 22 dicembre 1722, pp. 292-296.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)