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Sabbatini (saggi)_5  14/12/18  09:31  Pagina 545






                   Una repubblica tra due re: la Declaration di Giacomo Stuart     545


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                   prende le mosse. Come era stato predisposto per Henry Davenant , l’in-
                   viato che si prevedeva passasse da Lucca nel settembre, nei giorni di
                   Santa Croce, Molesworth dovrà essere “regalato” con commestibili per
                   un valore di 60 scudi e dovrà essere eletto un cittadino che – ufficial-
                   mente – «lo serva in nome suo particolare». Occorrono, argomentano i
                   sei deputati dell’Offizio, attenzioni particolari «per quelli che dependono
                   dal re Giorgio, stante che si è inteso essere stato publicato un manifesto
                                                                           12
                   del re Giacomo Stuardo con la data di questa nostra città» .
                      Certo l’annunciata visita di Molesworth aggiunge preoccupazioni,
                   ma il tema principale, che «ha molto sorpreso gl’animi nostri» – scrivono
                   i deputati – rimane il «Manifesto»: per quanto non debba cadere il
                   minimo sospetto su un coinvolgimento della repubblica, tuttavia «cor-
                   rono tempi così fastidiosi, ne quali prendono corpo ancora l’ombre, e
                   si fa pure tra principi caso ben spesso di quelle cose che sono fuori
                                                                        13
                   della verità e fondate sull’invenzione o su la calunnia» .
                      L’opinione espressa nel memoriale è che

                   il manifesto sia in fatti apofrico [sic] e publicato senza saputa del re Giacomo,
                   non solo perché ci lusinghiamo che il detto re, per l’attenzione dimostrata sem-
                   pre verso la Republica, non l’havrebbe esposta con detta data a quelle rifles-
                   sioni  che  ne  possono  nascere  forse  in  suo  aggravio,  ma  ancora  perché
                   habbiamo considerato che la sua prudenza non l’havrebbe consigliato a fare
                   un passo così intespestivo [sic] e a parer di tutti pregiudiziale e contrario ai
                   suoi interessi.






                      11  Sul personaggio, vedi J. Ingamells, A dictionary of British and Irish travellers in
                   Italy 1701-1800, The Paul Mellon Centre for Studies in British Art, Yale University Press,
                   New Haven and London, 1997, ad vocem; S. Forlesi, Diplomazia, letteratura ed editoria
                   nella Toscana del primo Settecento: Henry Davenant e Anton Maria Salvini, in Il libro. Edi-
                   toria e pratiche di lettura nel Settecento, a cura di L. Braida e S. Tatti, Edizioni di Storia
                   e Letteratura, Roma, 2016, pp. 293-304; M. Al Kalak, Henry Davenant. Mediazione e
                   diplomazia tra Italia e Inghilterra, in Diplomazia e comunicazione letteraria nel secolo XVIII:
                   Gran Bretagna e Italia / Diplomacy and literary exchange: Great Britain and Italy in the
                   long 18 Century, a cura di F. Fedi e D. Tongiorgi, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma,
                         th
                   2017, pp. 55-70; F. Fedi, ‘Piste’ inglesi per la lettura settecentesca di Machiavelli, in Diplo-
                   mazia e comunicazione letteraria cit., pp. 159-161.
                      12  Sebbene la data di Lucca possa «considerarsi accidentale, nulla di meno si consi-
                   dera che come doverà risvegliare forse nella corte di Londra la memoria delle dimostra-
                   zioni praticate dalla Republica nostra verso il re Giacomo suddetto e regina sua consorte,
                   così pare che deva impegnare l’Eccellentissimo Consiglio ad una maggiore attenzione
                   verso l’istesso re Giorgio possessore dell’Inghilterra» (Consiglio 408, Riformagioni segrete,
                   22 dicembre 1722, pp. 292-296).
                      13  «È una gran disgrazia doversi giustificare sopra cose ignote e dependenti dall’arbi-
                   trio d’altri, non potendosi poi accertare se veramente le giustificazioni siano accettate
                   da chi le riceve in quel grado di schiettezza e di verità che vengono date» (ibidem).


                   n.44                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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