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Candiani (letture)_8 14/12/18 09:32 Pagina 617
A proposito della recente riflessione sulla storia navale di Richard Harding 617
Harding critica anche l’allontanamento degli storici navali dal tema
delle istituzioni. Essi si sono impegnati su concetti di moda, quale
quello di fiscal military State – divenuto ora contractor State – o quello
di rivoluzione militare. A proposito del successo incontrato dal primo,
l’a. osserva come i rapporti di natura fiscale tra Stato e mondo mer-
cantile non siano esaustivi, perché i mercanti non hanno tutti gli
stessi interessi, dipende molto dal fatto se siano grandi o piccoli.
Riguardo al secondo, gli storici navali non hanno invece trovato finora
il concetto utile, sebbene le ovvie differenze nel disegno delle navi e
nel maneggio e sviluppo delle flotte potrebbero suggerire che ci sia
stata una “rivoluzione navale” nella prima età moderna. I mutamenti
richiesero molto tempo per realizzarsi, attraverso un processo itera-
tivo di invenzioni, sperimentazioni e adattamenti piuttosto che con
una rivoluzione, e isolare un singolo aspetto come causa diventa pro-
blematico; in ogni caso, data la ricchezza degli archivi, deve essere
fatta molta più ricerca per comprendere se vi possa essere effettiva-
mente stata una “rivoluzione navale”. A prescindere comunque delle
mode storiografiche, che vanno e vengono, la storia navale dovrebbe
tornare a occuparsi di temi centrali, quali appunto quello delle isti-
tuzioni, e a porsi domande significative, quali l’impatto che hanno
organizzazioni come le marina militari sulla società che le ospitano.
Le perplessità suscitate dal concetto di rivoluzione militare si
estendono al ruolo giocato dal nuovo strumento del potere navale, le
flotte da battaglia di vascelli di linea. Mentre queste ultime agivano
al meglio in acque profonde, ma nelle quali potevano essere suppor-
tate localmente dalla costa, e/o in punti chiave delle rotte del traffico
o di eventuali invasioni, esse risultavano invece meno efficaci nelle
vastità degli spazi oceani e, soprattutto, nelle acque costiere. Ne con-
seguiva che le tradizionali squadre di galee rimanessero molto più
adatte alle operazioni tra gli arcipelaghi e nelle acque costiere del
Mediterraneo e del Baltico. Allo stesso modo, mentre le flotte da bat-
taglia erano eccellenti per rompere i grandi convogli atlantici nei punti
chiave (ma la Spagna seppe difendere con successo la Flota de Indias),
esse erano meno efficaci nell’interrompere le consuete rotte del Medi-
terraneo e dei Caraibi. Le flotte da battaglia non avevano inoltre dimo-
strato ancora di essere decisive come arma offensiva, un aspetto
evidenziato dalle due grandi guerre della Lega di Augusta (1688-1697)
e di Successione spagnola (1701-13) e, si può aggiungere, dalle due
guerre combattute in Levante nello stesso periodo (prima e seconda
guerra di Morea, 1684-99 e 1714-18); tanto più che se, come ricorda
giustamente Harding, le prime registrarono poche battaglie, le
seconde videro scontri ripetuti, ma altrettanto poco decisivi. Alla fine
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)