Page 206 - 1
P. 206

Candiani (letture)_8  14/12/18  09:32  Pagina 618






                 618                                                     Guido Candiani


                 di questi conflitti non era perciò assolutamente auto-evidente che le
                 flotte da battaglie sarebbero state anche in futuro lo strumento prin-
                 cipe del potere navale. Se per nazioni come la Gran Bretagna, la Dani-
                 marca-Norvegia  e  la  Svezia,  gli  investimenti  in  questi  costosi  e
                 complessi sistemi bellici avevano certamente senso, per altri stati ciò
                 non era altrettanto vero. Non è tuttavia condivisibile l’affermazione
                 dell’a.  che  le  due  guerre  in  Levante  avessero  confermato  che  un
                 miscuglio di galee e navi da guerra a vela rimanesse una potente com-
                 binazione alternativa, come era accaduto nel corso del precedente
                 conflitto per Creta (1645-69); gli importanti risultati ancora ottenuti
                 dalle unità a remi non erano il frutto di operazioni congiunte, ma
                 autonome, per quanto garantite dalla copertura dei vascelli di linea.
                    Le  nuove  flotte  da  battaglia  avevano  bisogno  di  una  logistica
                 importante, il che richiama la fondamentale importanza delle basi
                 navali. In questo campo la capacità britannica di sostenere una larga
                 flotta in acque lontane aumentò più rapidamente rispetto a quelle di
                 qualsiasi altra potenza; in particolare, nel Mediterraneo essa fu incre-
                 mentata in modo decisivo dalle conquiste di Gibilterra nel 1704 e di
                 Minorca nel 1708. L’installazione più importante sul piano della logi-
                 stica era il bacino di carenaggio e gli inglesi seppero ben investire in
                 queste e altre infrastrutture fisse. Ne derivò la nascita di quello che
                 può essere definito un military complex, il quale ha avuto un impatto
                 notevole anche sul piano storiografico, divenendo una prospettiva di
                 studio fondamentale da parte della “New naval history” sviluppatasi
                 a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
                    La scarsità di studi segnalata per il periodo 1600-1650 si ripro-
                 pone per il periodo 1713-39, ma Harding estende questa considera-
                 zione anche a casi – come quello della guerra veneto-ottomana del
                 1714-18  –  dove  emergono  piuttosto  alcuni  limiti  bibliografici  del
                 volume. In generale infatti, se la storiografia navale francese è rap-
                 presentata piuttosto bene, così non è sia per quella spagnola, sia per
                 quella italiana, mancanti entrambe della segnalazione di lavori signi-
                 ficativi anche recenti, quali, per fare solo un esempio, la monografia
                 di Iván Valdez-Bubnov Poder naval y modernización del Estado: polí-
                 tica de construcción naval española (siglos XVI-XVIII), Madrid 2011.
                    Gli studi riprendono vigore per il periodo relativo alla guerra di
                 Successione austriaca (1740-48) e a quella dei Sette anni (1756-63).
                 Quest’ultimo conflitto non lasciò alcun dubbio sul fatto che il potere
                 navale, e soprattutto quello delle flotte da battaglia, avesse avuto un
                 decisivo impatto sulla diplomazia europea, rafforzando l’importanza
                 delle flotte quale leva diplomatica. La guerra rappresentò un vero
                 spartiacque per la considerazione del potere navale da parte delle


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   201   202   203   204   205   206   207   208   209   210   211