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di questi conflitti non era perciò assolutamente auto-evidente che le
flotte da battaglie sarebbero state anche in futuro lo strumento prin-
cipe del potere navale. Se per nazioni come la Gran Bretagna, la Dani-
marca-Norvegia e la Svezia, gli investimenti in questi costosi e
complessi sistemi bellici avevano certamente senso, per altri stati ciò
non era altrettanto vero. Non è tuttavia condivisibile l’affermazione
dell’a. che le due guerre in Levante avessero confermato che un
miscuglio di galee e navi da guerra a vela rimanesse una potente com-
binazione alternativa, come era accaduto nel corso del precedente
conflitto per Creta (1645-69); gli importanti risultati ancora ottenuti
dalle unità a remi non erano il frutto di operazioni congiunte, ma
autonome, per quanto garantite dalla copertura dei vascelli di linea.
Le nuove flotte da battaglia avevano bisogno di una logistica
importante, il che richiama la fondamentale importanza delle basi
navali. In questo campo la capacità britannica di sostenere una larga
flotta in acque lontane aumentò più rapidamente rispetto a quelle di
qualsiasi altra potenza; in particolare, nel Mediterraneo essa fu incre-
mentata in modo decisivo dalle conquiste di Gibilterra nel 1704 e di
Minorca nel 1708. L’installazione più importante sul piano della logi-
stica era il bacino di carenaggio e gli inglesi seppero ben investire in
queste e altre infrastrutture fisse. Ne derivò la nascita di quello che
può essere definito un military complex, il quale ha avuto un impatto
notevole anche sul piano storiografico, divenendo una prospettiva di
studio fondamentale da parte della “New naval history” sviluppatasi
a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
La scarsità di studi segnalata per il periodo 1600-1650 si ripro-
pone per il periodo 1713-39, ma Harding estende questa considera-
zione anche a casi – come quello della guerra veneto-ottomana del
1714-18 – dove emergono piuttosto alcuni limiti bibliografici del
volume. In generale infatti, se la storiografia navale francese è rap-
presentata piuttosto bene, così non è sia per quella spagnola, sia per
quella italiana, mancanti entrambe della segnalazione di lavori signi-
ficativi anche recenti, quali, per fare solo un esempio, la monografia
di Iván Valdez-Bubnov Poder naval y modernización del Estado: polí-
tica de construcción naval española (siglos XVI-XVIII), Madrid 2011.
Gli studi riprendono vigore per il periodo relativo alla guerra di
Successione austriaca (1740-48) e a quella dei Sette anni (1756-63).
Quest’ultimo conflitto non lasciò alcun dubbio sul fatto che il potere
navale, e soprattutto quello delle flotte da battaglia, avesse avuto un
decisivo impatto sulla diplomazia europea, rafforzando l’importanza
delle flotte quale leva diplomatica. La guerra rappresentò un vero
spartiacque per la considerazione del potere navale da parte delle
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)