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                 sione del concetto di ‘transnazionalità’ o, in genere, l’adozione di meto-
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                 dologie e approcci comparativi .
                    Nel tentativo di valorizzare il settore, anche gli specialisti di storia
                 marittima hanno accolto il global turn come misura per concettualiz-
                                                                   3
                 zare e ridefinire i confini del proprio ambito di studi . Il dialogo tra sto-
                 ria marittima e storia globale non potrebbe essere più naturale, dal
                 momento che le due discipline condividono gli stessi presupposti di
                 indagine storica, fondata sulla mobilità geografica, e sulla possibilità
                 di porre in relazione dialettica spazi e realtà altrimenti non assimilabili.
                 In particolar modo, la storia marittima, che sente la necessità di scar-
                 dinare l’identificazione con la storia navale che, sebbene rigettata dagli
                 specialisti, la definisce ancora all’interno della comunità accademica,
                 ha così l’opportunità di abbracciare uno spettro assai più ampio di temi
                 e di interessi di ricerca, quali, per fornire un esempio, erano stati indi-
                                                                                    4
                 viduati da Frank Broeze in un suo fondamentale articolo del 1989 .


                    2  Il primo pensiero va alla fondazione della rivista scientifica Journal of Global History,
                 edito dalla Cambridge University Press, intorno alla quale la global history ha trovato la
                 sua definitiva affermazione come disciplina e metodologia storica. Per esempio: M. Mid-
                 dell, K. Naumann, Global History and the Spatial Turn: From the Impact of Area Studies
                 to the Study of Critical Junctures of Globalization, «Journal of Global History», V, No. 1
                 (2010), p. 161. Tra le opere fondanti del genere: B. Mazlish, R. Buultjens (a cura di),
                 Conceptualizing Global History, Boulder, CO, 1993; S. Gruzinski, Les quatres parties du
                 monde. Histoire d’une mondialisation, La Martinière, Parigi, 2004; A. G. Hopkins, Glob-
                 alization in World History, Londra, 2002; Id., Global History. Interactions between the Uni-
                 versal and the Local, Basingstoke, 2006. Tra le più recenti acquisizioni: M.P. Garcia, L.
                 De Sousa (a cura di), Global History and new polycentric approaches, Palgrave McMillan,
                 Singapore, 2018. Anche in ambito italiano: G. Venegoni, Alle origini della world history,
                 «Equilibri», III, 2013; F. Farinelli, Sette tesi sulla storia globale, «Equilibri», III, 2013; L.
                 Di Fiore, M. Meriggi, World history. Le nuove rotte della storia, Laterza, Bari, 2011. Sul
                 rapporto tra storia globale e storia nazionale: C. Carle, Storia globale e storia nazionale
                 tra ricerca e didattica. La questione vista dalla Francia, «Laboratorio dell’ISPF», XI, 2014;
                 G. Garavini, Storia internazionale e storia globale: differenze e contaminazioni, «Ricerche
                 di storia politica», III, 2016; A. Varsori, Dalla storia delle relazioni internazionali alla storia
                 globale? Il caso italiano fra tradizione e cauta innovazione, «Ricerche di storia politica»,
                 III, 2016.
                    3  M. Fusaro, A. Polonia, Maritime History as Global History, Research in Maritime
                 History, No. 43, St. John’s, Newfoundland, 2010; G. Harlaftis, Maritime history or History
                 of Thalassa, in G. Harlaftis, The new ways of history, Londra, 2010; P. Manning, Global
                 History and maritime history, «International Journal of Maritime History», XXV, No. 1,
                 2013, pp. 1-22.
                    4  F. Broeze, From the periphery to the mainstream: the challenge of Australia’s Maritime
                 History, «The Great Circle», No. 1 (1989); anche G. Harlaftis, Storia marittima e storia dei
                 porti, «Memoria e ricerca», No. 11, 2002. Queste le categorie individuate da Broeze (tra-
                 dotto in G. Harlaftis, Storia marittima cit.): «La prima categoria è l’uso delle risorse del
                 mare e dei fondali, quindi l’industria della pesca e la vita socio-economica delle comunità
                 locali. La seconda riguarda l’uso del mare per le comunicazioni e il trasporto di carichi
                 e persone nonché lo sviluppo dei porti e delle città portuali e i loro influssi sull’hinterland.
                 Si tratta della categoria più ampia della storia marittima, che include commercio, navi
                 e navigazione, marinai e comunità isolane, città portuali, armatori e armamento, istitu-


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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