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                 egli era una presenza costante tra i famigliari di Pole, tra i quali risul-
                 tava anche Thomas Goldwell, un chierico inglese che alcuni anni più
                 tardi avrebbe fatto il suo ingresso tra i teatini e che nel 1553 avrebbe
                 accompagnato il suo antico patrono nella legazione in patria, molto
                 probabilmente incaricato dal Carafa di controllarlo 126 .
                    I fatti successivi dimostrano come le posizioni dello Stella fossero
                 definitivamente in antitesi rispetto a quelle carafiane. Nominato da
                 Paolo III legato del Patrimonio di San Pietro, dal 1541 Pole si trasferì a
                 Viterbo, dove intorno alla sua corte si raccolsero alcuni seguaci di Juan
                 de Valdés, morto in quello stesso anno. Era la nascita dell’Ecclesia viter-
                 biensis 127 , che nel tentativo di proporre «nell’ambito della Chiesa cat-
                 tolica dottrine che costituivano il nocciolo stesso della Riforma» 128 ,
                 doveva offrire al valdesianesimo nuove prospettive di sviluppo alla vigi-
                 lia della convocazione del concilio, che lo stesso Pole sarebbe stato
                 chiamato a presiedere. Ad animare il sodalizio fu Marcantonio Flami-
                 nio, che proprio a Viterbo iniziò a tradurre in volgare italiano le opere
                 di Valdés e ad approntare per la pubblicazione il Beneficio di Cristo di
                 Benedetto Fontanini e l’Alfabeto cristiano dello stesso Valdés. In virtù
                 della costante dedizione nel suggerire letture e attività, Flaminio era
                 considerato la vera e propria guida del cenacolo degli «spirituali» che,
                 dopo il fallimento dei colloqui di Ratisbona, era destinato a diventare
                 il principale punto di attrazione della Riforma italiana 129 . Lo Stella
                 mostrava di avere aderito senza compromessi alla spiritualità di un
                 gruppo dove il gradualismo esoterico ispirato dagli scritti del riforma-
                 tore spagnolo era centrato sul primato dell’illuminazione interiore e a
                 una riforma che, in virtù della liceità della dissimulazione religiosa, il
                 cosiddetto nicodemismo, intendeva legittimare la dottrina della giusti-
                 ficazione per fede all’interno delle istituzioni ecclesiastiche.
                    La fondazione del Sant’Ufficio, con la conseguente fuga di Ochino e
                 Vermigli, salutati come «gli apostoli d’Italia» da Flaminio, non interruppe
                 le attività del gruppo degli «spirituali» 130 . Anche se il tribunale romano
                 mostrava di investigare sul «Flaminio et gli altri che stanno a Viterbo




                    126  P. Simoncelli, Il caso Reginald Pole. Eresia e santità nelle polemiche religiose del
                 Cinquecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1977, p. 30. Per un profilo di Gol-
                 dwell si rimanda a C. Linari, Contributo dell’Ordine teatino al concilio di Trento, «Regnum
                 Dei», IV (1948), pp. 201-229. Si veda in particolare p. 224.
                    127  Su Reginald Pole e la sua esperienza viterbese si vedano, in particolare, M. Firpo,
                 Juan de Valdés cit, pp. 186-204 e 216-231; D. Fenlon, Heresy and Obedience in Tridentine
                 Italy. Cardinal Pole and the Counter Reformation, Cambridge University Press, Cambridge,
                 1972, pp. 69 e sgg. e T.F. Mayer, Reginald Pole Prince cit., pp. 103 e sgg.
                    128  M. Firpo, Juan de Valdés cit., p. 7.
                    129  Ivi, p. 189.
                    130  Ivi, p. 198.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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