Page 37 - mediterranea 45
P. 37
Vannì (saggi)_1 19/04/19 17:28 Pagina 34
34 Andrea Vanni
egli era una presenza costante tra i famigliari di Pole, tra i quali risul-
tava anche Thomas Goldwell, un chierico inglese che alcuni anni più
tardi avrebbe fatto il suo ingresso tra i teatini e che nel 1553 avrebbe
accompagnato il suo antico patrono nella legazione in patria, molto
probabilmente incaricato dal Carafa di controllarlo 126 .
I fatti successivi dimostrano come le posizioni dello Stella fossero
definitivamente in antitesi rispetto a quelle carafiane. Nominato da
Paolo III legato del Patrimonio di San Pietro, dal 1541 Pole si trasferì a
Viterbo, dove intorno alla sua corte si raccolsero alcuni seguaci di Juan
de Valdés, morto in quello stesso anno. Era la nascita dell’Ecclesia viter-
biensis 127 , che nel tentativo di proporre «nell’ambito della Chiesa cat-
tolica dottrine che costituivano il nocciolo stesso della Riforma» 128 ,
doveva offrire al valdesianesimo nuove prospettive di sviluppo alla vigi-
lia della convocazione del concilio, che lo stesso Pole sarebbe stato
chiamato a presiedere. Ad animare il sodalizio fu Marcantonio Flami-
nio, che proprio a Viterbo iniziò a tradurre in volgare italiano le opere
di Valdés e ad approntare per la pubblicazione il Beneficio di Cristo di
Benedetto Fontanini e l’Alfabeto cristiano dello stesso Valdés. In virtù
della costante dedizione nel suggerire letture e attività, Flaminio era
considerato la vera e propria guida del cenacolo degli «spirituali» che,
dopo il fallimento dei colloqui di Ratisbona, era destinato a diventare
il principale punto di attrazione della Riforma italiana 129 . Lo Stella
mostrava di avere aderito senza compromessi alla spiritualità di un
gruppo dove il gradualismo esoterico ispirato dagli scritti del riforma-
tore spagnolo era centrato sul primato dell’illuminazione interiore e a
una riforma che, in virtù della liceità della dissimulazione religiosa, il
cosiddetto nicodemismo, intendeva legittimare la dottrina della giusti-
ficazione per fede all’interno delle istituzioni ecclesiastiche.
La fondazione del Sant’Ufficio, con la conseguente fuga di Ochino e
Vermigli, salutati come «gli apostoli d’Italia» da Flaminio, non interruppe
le attività del gruppo degli «spirituali» 130 . Anche se il tribunale romano
mostrava di investigare sul «Flaminio et gli altri che stanno a Viterbo
126 P. Simoncelli, Il caso Reginald Pole. Eresia e santità nelle polemiche religiose del
Cinquecento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 1977, p. 30. Per un profilo di Gol-
dwell si rimanda a C. Linari, Contributo dell’Ordine teatino al concilio di Trento, «Regnum
Dei», IV (1948), pp. 201-229. Si veda in particolare p. 224.
127 Su Reginald Pole e la sua esperienza viterbese si vedano, in particolare, M. Firpo,
Juan de Valdés cit, pp. 186-204 e 216-231; D. Fenlon, Heresy and Obedience in Tridentine
Italy. Cardinal Pole and the Counter Reformation, Cambridge University Press, Cambridge,
1972, pp. 69 e sgg. e T.F. Mayer, Reginald Pole Prince cit., pp. 103 e sgg.
128 M. Firpo, Juan de Valdés cit., p. 7.
129 Ivi, p. 189.
130 Ivi, p. 198.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)