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                 mera, motivata dal conclave ancora in corso, anche perché tre anni più
                 tardi, il giovedì santo del 1553, nel corso di un celebre incontro a Roma
                 nella chiesa di San Paolo fuori le Mura, Carafa non esitò a evocare i
                 sospetti che il Pole aveva attirato su di sé proprio per la sua stretta
                 amicizia con il Flaminio contro il quale post mortem l’inquisizione con-
                 tinuava  a  investigare.  Del  resto,  anche  negli  anni  successivi,  con
                 l’obiettivo di colpire Pole e le sue amicizie, l’ecclesiastico napoletano
                 non fece nulla per nascondere il suo «desiderio di disseppellire il cada-
                 vere del Flaminio e di bruciarlo» 145 .
                    Dopo il conclave, la cocente delusione portò il cardinale inglese a
                 ritirarsi nell’abbazia benedettina di Maguzzano. Pur mantenendo i rap-
                 porti  con  altri  ecclesiastici  affiliati  al  suo  cenacolo,  come  Vittore
                 Soranzo che il 3 maggio 1550 gli concesse un’ampia procura    146 , lo
                 Stella era ancora una volta con lui. Tre anni più tardi lo avrebbe anche
                 accompagnato  nella  legazione  di  pace  in  Germania,  insieme  con  il
                 nipote Gian Francesco. Lo scopo della missione era raggiungere le isole
                 britanniche. Si profilava un viaggio difficoltoso, non soltanto perché,
                 per Pole, aveva il sapore amaro della sconfitta mascherata dall’esilio,
                 ma anche per i suoi esiti. Prima ancora della traversata della Manica,
                 presso l’abbazia di Dillingen, nelle Fiandre, dove il suo patrono, amico
                 e protettore si era fermato per preparare il viaggio, Bartolomeo Stella
                 morì «christianissimamente», come scrisse da Bruxelles il nunzio Giro-
                 lamo Muzzarelli 147 . Era il 6 settembre 1554. A testimonianza del loro
                 legame sembrerebbe che Pole scrisse in sua memoria ben tre epitaffi 148 .
                 La morte di uno dei principali collaboratori del cardinale inglese fu
                 ricordata anche dai poeti Fausto Sabeo e Gianfrancesco Bini che in un
                 sonetto indirizzato a Michelangelo lo ricorda come «Angiol terrestre»,
                 consegnando di lui una immagine spirituale che ben riassume la storia
                 della sua devozione, le cui radici risalivano agli anni dieci del Cinque-
                 cento quando Stella aveva frequentato il Divino Amore e le confrater-
                 nite di carità alla ricerca del sommo grado di perfezione, che doveva
                 farlo vivere sulla terra come un essere angelico 149 .





                    145  A. Pastore, Marcantonio Flaminio cit., p. 169.
                    146  Cfr. A. Cistellini, Figure della Riforma pretridentina cit., p. 99 e M. Firpo, Vittore
                 Soranzo vescovo ed eretico cit., p. 238.
                    147  Cit. in M. Firpo, D. Marcatto, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone
                 cit., vol. I, p. 516.
                    148  Bam, Archivio Silvestri, Carte Stella, ms. 29b.
                    149  «Christo era Dio vestito de carne per possere praticare con li homini e guadagnarli.
                 Siamo mo nui li Seraphini vestiti de carne per cooperar con Christo e guadagnar cum
                 lui. Et così seremo sui ministri in cielo et in terra, e cominciaremo el paradiso in questo
                 mondo», Battista da Crema, Via de aperta verità cit., p. 67v.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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