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I Presìdi di Toscana: forme di lunga durata e mutamenti in un piccolo spazio (1557-1801) 41
dei piccoli attori peninsulari o dei barbareschi nel Tirreno. Seppur tutto
questo rientrasse nei piani spagnoli, per spiegare la scelta di conser-
vare uno spazio così piccolo in un punto così particolare, bisogna
calare quest’ultimo non solo nella realtà della penisola italica di quegli
anni, ma piuttosto nelle strategie mediterranee (e non solo) della
Spagna.
I Presìdi erano un pezzo ben preciso di un quadro allo stesso tempo
logistico e strategico: questi porti rappresentavano uno scalo mediano
non solo tra i porti peninsulari di Napoli e Genova, ma soprattutto tra
il porto spagnolo di Rosas e quello italiano di Gaeta. Occorreva, infatti,
un punto in cui poter dislocare truppe permanenti, un luogo che
potesse fare da raccordo tra Spagna e Napoli, prevenendo una possibile
defezione di Genova dall’area di influenza spagnola in favore di quella
francese. I porti maremmani erano ritenuti dei porti sicuri, degli scali
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utili per le navi che dalla Spagna si recavano a Napoli e viceversa . Essi
si trovavano, inoltre, in posizione mediana anche all’interno di quel-
l’asse che, partendo dalla Sicilia, giungeva fino alle Fiandre, al porto
di Anversa, nei Paesi Bassi spagnoli. Possedere i porti maremmani
avrebbe permesso a Filippo II di rendere questo asse permanente, di
avere scali spagnoli (e non alleati) lungo tutto il percorso: il viceregno
di Sicilia, il viceregno di Napoli, i Presìdi di Toscana, il ducato di Milano
e, infine, i Paesi Bassi spagnoli.
Questa entità territoriale anomala «rispetto ai processi di formazione
degli stati italiani fino al Cinquecento», come Giorgio Spini l’ha defi-
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nita , va inscritta quindi nella continuità strategica dell’imperialità spa-
gnola, nella ricerca di postazioni mediterranee in cui dislocare truppe
permanenti a salvaguardia di un sistema definito, volto a garantire sta-
bilità e longevità alla Spagna e alle sue rotte commerciali tra Mediter-
raneo e Atlantico .
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L’obiettivo di questo saggio, dunque, non è costruire una micro-
storia incentrata su una piccola entità territoriale, ma una storia con-
nessa in cui il contesto generale delle strategie mediterranee non
sovrasta, ma anzi aiuta ancor meglio a capire le vicende di luoghi pic-
4 Lo scrivono i consiglieri di Filippo II in alcune advertencias del 1558. Si veda P.
Fanciulli, Storia documentaria dei Reali Presidios di Toscana. Lo Stato dei Presìdi nelle
carte degli archivi spagnoli e italiani cit., p. 60.
5 G. Spini, Introduzione storica, in G. Ciampi, L. Rombai (a cura di), Cartografia storica
dei Presìdios in Maremma, secoli XVI-XVIII, Consorzio universitario della Toscana meri-
dionale, Siena, 1979, p. 4.
6 Quanto appena brevemente esplicato in questa prima parte è stato meglio analiz-
zato e approfondito in altra sede. Si veda A. D’Onofrio, Mediterraneo d’Occidente / Occi-
dente mediterraneo. Una questione della prima età moderna, in Id. (a cura di)
Mediterraneo d’Occidente / Occidente mediterraneo, Guida, Napoli, 2018, pp. 45-64.
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)