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A partire dai confini, le uniche modifiche si registrarono agli inizi del
Seicento, con l’inserimento della neonata fortezza di Porto Longone,
sull’isola d’Elba nel territorio dei Presìdi di Toscana. Un’aggiunta, però,
che fu sin dal primo momento solo formale, utile dal punto di vista giu-
ridico a giustificare la massiccia presenza delle armate spagnole su un
territorio altrimenti soggetto al principato di Piombino 11 e importante
per tenere sempre disponibile un porto strategicamente perfetto sul-
l’isola d’Elba. Porto Longone, infatti, restò sempre relativamente slegato
dai cosiddetti Presìdi di terraferma (Orbetello, Talamone e Porto Ercole),
rimanendo molto più vicino non solo geograficamente, ma anche in ter-
mini amministrativi e relazionali, ai territori piombinesi e a Portoferraio,
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nonostante quest’ultimo fosse un porto del Granducato di Toscana .
Collegato alla fondazione di Longone fu anche l’ampliamento di
Porto Santo Stefano, sul lato nord del Monte Argentario, precedente-
mente solo un piccolo centro con «una piccola Chiesa, due o tre case e
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poche capanne» . Attraverso l’aggiunta di Longone e Porto Santo Ste-
fano, infatti, la Spagna chiuse letteralmente in una morsa la costa della
Toscana meridionale: a partire dall’isola d’Elba, tenendo in considera-
zione anche la costa corsa e il porto di Civitavecchia nello Stato Ponti-
ficio, l’intero litorale tirrenico, una sorta di confine est del Mediterraneo
occidentale, era saldamente in mano spagnola.
È opportuno riprendere, per essere geograficamente e cartografi-
camente precisi (si veda in fig. 1 una bellissima e precisa mappa dei
Presìdi conservata alla Biblioteca Nazionale di Napoli), il lavoro di
Gabriele Ciampi e Leonardo Rombai , sicuramente l’opera cartogra-
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fica più accurata sui Presìdi di Toscana:
11 Territorio comunque soggetto alla corona spagnola, seppur formalmente indipen-
dente. Ci sono autori che si riferiscono al principato di Piombino dal 1557 in avanti con
l’appellativo di «Presìdi [spagnoli] settentrionali» (I. Tognarini, Lo Stato dei Presidi in
Toscana cit.; Id., L’opera incompiuta di Romualdo Cardarelli: la storia dei Presidi Spagnoli
in Toscana (1557-1734), «Piombino Storia e Territorio», n. 1 (1978), pp. 13-16), contrap-
ponendoli a quelli meridionali.
12 Quanto si afferma è riscontrabile prima di tutto nel contenuto delle fonti archivi-
stiche in cui, anche nei faldoni inerenti i Presìdi, Longone appare come una voce a sé
stante, separata dal resto dei centri (si vedano, a questo proposito, i resoconti conservati
presso l’Asn, Segreteria di guerra e marina, ramo guerra, consultati dal n. 14 al n. 28).
Non è un caso, infine, che Longone, anche negli archivi degli Stati esteri, sia compreso
nei fondi piombinesi. Su tutti si veda Asf, Principato di Piombino, 107 e 158, documenti
che dimostrano come, ancora nel 1800, la strada maestra per ciò che riguardava Lon-
gone era quella piombinese.
13 Aco, Libri dei Consigli generali della Comunità di Orbetello (1575-1800), n. 6.
14 G. Ciampi, L. Rombai (a cura di), Cartografia storica dei Presìdios in Maremma,
secoli XVI-XVIII cit., p. 16.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)