Page 170 - 1 rivista 53
P. 170
684 Giovan Giuseppe Mellusi
sulla ubicazione del cenobio. È il racconto del Samperi – nonostante i
limiti di una “esposizione scenica” – a sembrare più convincente degli
22
altri, laddove riferisce dell’abbandono di Altavalle e del definitivo inse-
diamento nella Città del Faro. Il gesuita, infatti, scrive che nel 1342,
dopo pochi lustri dall’arrivo a Rometta, la regina Elisabetta, vedova di
Pietro II, chiese al pontefice Clemente VI che il monastero, in quanto
di fondazione regia , non
23
se ne stesse in Rametta picciola popolatione, e lontana dalla Corte. Onde col
favore della medesima Regina, l’Abbadessa Suor Grazia comprò da un certo
Matteo Gallo Cittadino Messinese un ampio sito confinante con le mura della
Città, verso la parte occidentale in luogo eminente, nella Contrada della Cap-
perrina, sotto il colle di S. Maria dell’Alto, ove tosto si trasferirono quelle Madri
[…], rimanendo sino à nostri tempi in Rametta quell’antico edificio, e si chiama
l’Abbadiazza vecchia, la cui Chiesa rimase Iuspatronato di questo Monasterio,
sotto il titolo di S. Maria della Candelora […] 24 .
Il racconto prova quanto Giacomo Scibona, quasi mezzo secolo addie-
tro, aveva affermato: cioè che la famosa chiesa bizantina di Rometta (nota
come Gesù e Maria o “Batavecchia”), datata tra il sec. VIII e gli inizi del
sec. X , nella prima metà del ’300, aveva ospitato la comunità monastica
25
giunta da Basicò . Nel suo breve saggio, infatti, il compianto archeologo,
26
sottolineando la «frettolosità della lettura» di Camillo Autore di quanto
27
adottata nei diversi tentativi di riforma dell’Ordine lungo la storia, particolarmente nel
Quattrocento. Lo stesso monastero di Assisi, non si sa a partire da quale data, ha as-
sunto la Regola di Urbano ed è tornato alla Forma di vita di Chiara solo nel 1932. Ai
nostri giorni la Regola di Urbano IV è professata dai monasteri delle clarisse dette ap-
punto urbaniste» (http://www.clarisse.it/ita/pagina.asp?id=125).
22 L’espressione è stata usata da S. Tramontana, Gli Osservanti a Messina. Qualche
riflessione sulla fondazione di un convento e di una chiesa nel secolo XV, «Mediterranea.
Ricerche storiche», 18 (aprile 2010), pp. 55-86: 64, per indicare la metodologia, tipica di
molti storici seicenteschi, che preferivano «“ripetere le notizie senza verificarle” e richia-
mare invece l’attenzione non sulle cose accadute, ma su fatti edificanti, su atteggiamenti
mistici, su forme particolari del culto della Vergine, sul nesso strettissimo fra siti di
conventi e più o meno accentuata spiritualità del dialogo con Dio».
23 Nella lettera arcivescovile del 1313 (v. infra, doc. I) si legge che il monastero era
stato fondato da Federico III e dalla moglie Eleonora d’Angiò.
24 P. Samperi, Iconologia, cit., pp. 373-374.
25 Così B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, IV. Barbari e Bizantini, Società Ano-
nima Dante Alighieri, Roma-Napoli-Città di Castello, 1949, pp. 356-360.
26 G. Scibona, Per la chiesa bizantina di Rometta: il nome, «Archivio Storico Messi-
nese», sr. III, XXV-XXVI (1975-76), pp. 279-285. Secondo T. Pugliatti, Rometta, cit., p.
43, la chiesa rimase (fino al 1871 ?) giuspatronato del monastero e, ancora nel 1857,
sembra esistessero presso di essa i ruderi del convento.
27 C. Autore, La chiesa bizantina del Salvatore in Rometta, «Archivio Storico Messi-
nese», XXVII-XXXV (1927-1934), pp. 54-63. Nel grossolano errore in cui cadde Camillo
Autore è incappato – con mia meraviglia – perfino Camillo Filangeri che, pochi anni dopo
la pubblicazione del saggio di Scibona, e pur citandolo in bibliografia, ha continuato ad
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)