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Da Altavalle alla Capperrina. Il monastero regio di Santa Maria di Basicò   687


                    È evidente, infatti, che l’insediamento della comunità monastica nella
                    città del Faro deve essere retrodatato di almeno sei mesi, poiché sap-
                    piamo che il 16 aprile di quello stesso anno l’arcivescovo vi si era re-
                    cato in visita pastorale, dettandovi una serie di capitoli sulla disciplina
                    da osservarsi all’interno e nominandovi il cappellano e il confessore .
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                    L’episodio, ricordato dal Samperi, ebbe conseguenze poco gradite per
                    il presule, poiché le monache si appellarono al sovrano, in quanto loro
                    fondatore e “patrono” , implorando l’esenzione dalla giurisdizione epi-
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                    scopale, prontamente accordata . E non si può escludere che, proprio
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                    in conseguenza dei tentativi dell’arcivescovo di avocare a sé la giuri-
                    sdizione  sul  monastero,  nel  1346,  le  monache  abbiano  chiesto  e


                       36  V. infra, doc. II. La persona e l’azione pastorale di Raimondo de Puczolis (o Puyolis)
                    furono poco gradite al clero e ai religiosi messinesi che contavano nella nomina ad arci-
                    vescovo di un concittadino [G. Mellusi, Canonici e clero della Cattedrale di Messina. Dalla
                    rifondazione normanna della diocesi al Concilio di Trento (sec. XI-XVI), Società Messinese
                    di Storia Patria, Messina, 2017, pp. 57-58]. Il presule di origine catalana, infatti, già
                    prima di prendere possesso della sede, subì diversi atti ostili da parte dei canonici e del
                    clero della città (v. C. Salvo, Una realtà urbana nella Sicilia medievale: la società messi-
                    nese dal Vespro ai Martini, Il Cigno Galileo Galilei, Roma, 1997, pp. 179-184) e, in se-
                    guito, anche per il suo carattere assai irruento, fu protagonista di una lunga lite con
                    Nifone IV, archimandrita del S. Salvatore, circa il mancato pagamento di una serie di
                    tasse dovute da quest’ultimo [v. M. RE, La mancata elezione di Isakios ad igumeno del
                    monastero di S. Salvatore di Placa (da una nota inedita del vat. Gr. 974), «Bollettino della
                    Badia  Greca  di  Grottaferrata»,  n.S.,  XLIX-l  (1995-1996),  pp.  115-116;  Id.,  La lite tra
                    l’archimandrita Nifone IV e l’arcivescovo di Messina Raimondo Pizzolo (1344-1346), in S.
                    Lucà, L. Perria (a cura di), Όπώρα. Studi in onore di mgr Paul Canart per il LXX com-
                    pleanno, «Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata», n.S., LII (1998), II, pp. 141-152].
                    Sul personaggio, v. anche due saggi apparsi nel volume P. Sardina, D. Santoro, M.A.
                    Russo (a cura di), Istituzioni ecclesiastiche e potere regio nel Mediterraneo medievale.
                    Scritti per Salvatore Fodale, Associazione Mediterranea, Palermo, 2016, pp. 47-73 e 75-
                    89, altre alla ancora inedita relazione di Federico Martino, dal titolo Il bastardo d’Ara-
                    gona e l’arcivescovo assassino, svolta nel corso del Convegno di Studi in memoria di
                    Giuseppe Giarrizzo (Forza d’Agrò - Savoca, 6-7 maggio 2017).
                       37  Asp, Bibl. manoscritti, vol. 46, ff. 95rv, cit. in F. Terrizzi, Santa Eustochia Smeralda
                    (1434-1485). Pagine d’Archivio, E.S.U.R., Messina, 1989, p. 21 n. 2. La sottoposizione
                    del monastero al patronato regio risulta anche in G.L. Barberi, Beneficia ecclesiastica,
                    a cura di I. Peri, 2 voll., U. Manfredi Editore, Palermo, 1962-1963, II, p. 10 e financo
                    nella relazione redatta in occasione dell’ultima regia visita del 1742 (Sacrae regiae visi-
                    tationis per Siciliam a Joanne-Ang. De Ciocchis Caroli 3. regis jussu acta decretaque om-
                    nia, 3 voll., Panormi: Ex typographia Diarii literarii, 1836, II, pp. 225-226).
                       38  P. Samperi, Iconologia, cit., p. 374: «Pretese Monsignor Arcivescovo Raimondo de
                    Pizzolis verso l’anno 1345, che fosse questo Monasterio sotto la sua giurisditione, onde
                    la Regina Elisabetta Madre di Ludovico da Catania gli scrisse in questo modo. Cum ad
                    audientiam nostram pervenit; quod vos Raymunde, Monasterium monialium, quae fuerunt
                    de Basicò, constructum nuper in Nobili Civitate Messanae per Maiestatem nostram, quod
                    ad Cappellam Regiam spectare dignoscitur, nitimini vestrae iurisdictioni submittere, et de
                    hoc non modicum admirati, vos expresse requirimus, ut de dicto Monasterio, et de eius
                    Monialibus ibi per nostram Excellentiam constitutis, nos nequaquam intromittere debeatis.
                    Et il Rè Ludovico quasi con l’istesse parole scrisse poi al medesimo Arcivescovo à favore
                    della giurisditione del suo Monasterio, come Cappella Reale».


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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