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688 Giovan Giuseppe Mellusi
ottenuto dalla Curia pontificia – a quel tempo con sede ad Avignone –,
nella persona del cardinale protettore dell’Ordine Francescano, «nul-
lum deinceps cuiuscumque sit dignitatis preeminencie sive status nisi
illos dumtaxat quibus id competit secundum iura ac doctorum ordi-
num instituta quacumque pretextu aut colore quesito vel causa infra
clausuras easdem absque prefate Sedis vel nostra seu Generali Mini-
stri Ordinis Fratrum Minorum licencia speciali recipere quomodolibet
presumatis» .
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4. Il trasferimento in riva allo Stretto
Le clarisse, dunque, lasciarono Rometta tra il 1342 e il 1344 , ma
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è probabile che il loro trasloco a Messina fosse in progetto da tempo,
poiché da un altro (perduto) documento della Real Cancelleria sap-
piamo che Pietro II, nel 1339, aveva concesso in perpetuo alle mona-
che «tunc morantibus in ecclesia Sanctae Clarae de Basico et nunc in
terra Ramectae» la gabella del campo delle vettovaglie di Messina .
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In ogni caso, il trasferimento comportò – e non poteva essere al-
trimenti, in relazione ad un dinamico centro urbano come Messina
– una notevole prosperità , perché nel giro di pochi decenni il
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39 V. infra, doc. III.
40 La comunità di clarisse, guidata sempre dalla badessa Grazia, si trovava ancora
a Rometta nel 1341. Il 22 novembre di quell’anno, ind. X, infatti, «coram nobis Leone
Connduri, iudice terre Ramecte de Plano Melacii, Stephano de Lago, regio puplico terre
Melacii et tocius Plani … notario […] soror Gracia abbatissa monasterii Sancte Marie de
Ramecta monialium francorum (!) ordinis Sancte Clare et conventus ipsius monasterii»,
dichiaravano di avere ricevuto da Berardo Mallardo, «civis Messane, hospitalerius ho-
spitali Sancti Angeli de Capperrina de Messana», le somme di denaro e quant’altro era
loro dovuto, a qualunque titolo, dal suddetto ospedale [Asm, Fondo Pergamenaceo, n.
389 (ex 260)]. Scorretto deve, dunque, ritenersi (quanto alla data topica e ai nomi del
giudice e del notaio) il regesto pubblicato da A. Seminara, Le Pergamene dell’Archivio di
Stato di Messina, Messina, 2007, p. 173.
41 V. F. Rotolo, I Francescani e i re Aragonesi in Sicilia (1282-1377), «Miscellanea
Francescana», 61/I (1961), pp. 54-91: nn. 17 e 21; F. Terrizzi, Santa Eustochia Sme-
ralda, cit., p. 21 n. 2; e, da ultimo, A. Marrone, Repertorio, cit., pp. 156 e 171:
- Sciacca, 9 dicembre 1339, ind. VIII (Asp, R. Cancelleria, vol. 3, ff. 8v-11r): Pietro II,
per mezzo di Damiano Palizzi, gran cancelliere del regno e maestro cappellano, concede
in perpetuo alle Clarisse già dimoranti nella chiesa di Santa Chiara di Basicò ed ora
nella terra di Rometta, un reddito annuo di 55 onze da prelevarsi sulla gabella del campo
delle vettovaglie di Messina e, in mancanza, dai redditi della Secrezia;
- Catania, 24 maggio 1343, ind. XI (Asp, R. Cancelleria, vol. 3, ff. 8r-12r): Ludovico,
per mezzo del conte Raimondo Peralta, gran cancelliere del Regno, e col consenso del
duca Giovanni, conferma alle Clarisse di Rometta la concessione fatta da Pietro II il 9
dicembre 1339.
42 L’asserzione di D. Santoro, Monarchia e fondazioni clariane, cit., p. 163, secondo
cui, nel ’500, le monache «a corto di fondi, erano solite utilizzare (!) la sacra immagine
dell’Annunziata di Basicò per raccogliere elemosine necessarie al loro sostentamento»,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)