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                scelta personale ) e perciò, come tale, destinataria delle dotes de
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                paragio .
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                   L’analisi dei superstiti 73 documenti membranacei , conservati a
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                Messina tra Archivio di Stato (27) e Biblioteca Regionale Universitaria
                (46), in particolare di quelli in cui era parte attiva il “convento”, ha
                consentito  di  conoscere  i  nominativi  delle  monache  che,  con  la  ba-
                dessa, costituendo la c.d. maior et sanior pars  della comunità, ave-
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                vano un ruolo determinante nelle decisioni e nelle scelte, anche di na-
                tura economica. Dalla seconda metà del ’300 e per tutto il secolo suc-
                cessivo, è un susseguirsi di religiose  appartenenti a famiglie – alcune
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                   47  Come nel caso di Eustochia Calafato, al secolo Smeralda, appartenente ad una
                famiglia di mercanti, che destinata al matrimonio dal padre e dai fratelli, scelse invece
                di  farsi  monaca  a  Basicò  e  quivi  rimase  dal  1449  al  1460,  per  poi  allontanarsene  e
                fondare  il  monastero  di  Montevergine,  di  più  stretta  osservanza  alla  regola  di  Santa
                Chiara [v. E. Pispisa, Calafato, Eustochia, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16,
                Roma 1973, sub voce; F. Terrizzi, La beata Eustochia (1434-1485), E.S.U.R., Messina,
                1982; G. Miligi, Francescanesimo al femminile. Chiara d’Assisi ed Eustochia da Messina,
                EDAS, Messina, 1994; G. Motta, Sante e mercanti. L’esercizio della fede e degli affari in
                una famiglia messinese del XV secolo, in T. Fanfani (a cura di), Saggi di Storia economica.
                Studi in onore di Amelio Tagliaferri, Pacini, Pisa, 1998, ad indicem].
                   48  La dispersione dell’archivio di Santa Maria di Basicò, in particolare della docu-
                mentazione cartacea, comporta l’impossibilità di ricostruire la consistenza del patrimo-
                nio, accumulato nei secoli, dal monastero. Tuttavia, l’esame delle pergamene rimasteci
                consente di farsi un’idea di come esso, già pochi lustri dopo il suo trasferimento a Mes-
                sina, poteva vantare la proprietà di numerose case e fondi rustici a Messina e nel suo
                territorio, non solo grazie a quanto portato in dote da ciascuna monaca, ma anche ai
                lasciti ricevuti mortis causa, come l’eredità della famiglia de Pietate, ottenuta dopo la
                morte di suor Sicilia, o i beni lasciati dal notaio messinese Peregrino Kyrica (v. R. Stra-
                cuzzi, Regesti, cit., pp. 184-185. Sulla dote di paraggio, si vedano, almeno: A. Finoc-
                chiaro Sartorio, La dote di paraggio nel diritto siculo, «Rivista Italiana per le Scienze Giu-
                ridiche», XLI (1906), pp. 183-286; A. Azara, Dote di paraggio, in Novissimo Digesto Ita-
                liano, vol. VI, Torino 1960, sub voce.
                   49  Ad essi, peraltro, va aggiunta la perg. 55 dell’archivio di Santa Maria dell’Alto,
                monastero femminile fondato alla fine del ’200 sulla sommità del colle della Capperrina,
                non distante dal luogo dove, mezzo secolo più tardi, sarebbe sorto il nostro di Santa
                Maria di Basicò [v. R. Stracuzzi, Il tabulario di S. Maria dell’Alto di Messina (1245-1718),
                «Archivio Storico Messinese», 89/90 (2008/2009), p. 302 n. 55].
                   50  «Il principio, apparentemente ovvio, che la maggioranza debba prevalere nelle ma-
                nifestazioni collettive di volontà, detto principio maggioritario, ha una lunga storia. […]
                Dobbiamo […] ai giureconsulti romani la sua formulazione giuridica, sotto specie di una
                finzione legale, per cui deve ritenersi voluto da tutti ciò che volle la maggioranza […]. La
                chiesa primitiva tenne pure fermo, ma per ragioni mistiche, il principio dell’unanimità,
                sostituendolo  gradatamente  con  quello  della  valutazione  qualitativa  dei  voti  (sanior
                pars), e trasformandolo poi, dopo il Mille, in principio maggioritario puro, mediante la
                presunzione legale che la pars maior fosse anche la sanior» (E. Ruffini Avondo, ‘Maggio-
                ranza’, in Enciclopedia Italiana, vol. XXI, Roma 1934, pp. 888-889). V. anche L. Moulin,
                Sanior et maior pars. Notes sur l’évolution des techniques électorales dans les Ordres
                réligieux du VI e  au XIII e  siècle, «Revue d’Histoire de Droit français et étranger», 35 (1958),
                pp. 368-397 e 491-529.
                   51  Il numero di religiose professe del monastero indicato da D. Santoro, Monarchia e
                fondazioni clariane, cit., p. 163, non può essere preso assolutamente in considerazione.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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