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L’inizio della crisi fra Pio VII e Napoleone e la caduta di Consalvi (1805-1806)  713


                    rien aux apparences si l’on se conduit bien; autrement je réduirai le
                    Pape à être évêque de Rome» . Tale posizione sarà ulteriormente pre-
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                    cisata nella successiva lettera al papa del 13 febbraio: «Votre Sainteté
                    aura pour moi, dans le temporel, les mêmes égards que je lui porte
                    pour le spirituel. […] Votre Sainteté est souveraine de Rome, mais j’en
                    suis l’empereur. Tous mes ennemis doivent être les siens» . Il teorema
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                    imperiale del nuovo padrone d’Europa comporta che gli Stati non im-
                    mediatamente sotto il controllo di Parigi siano comunque limitati, de
                    facto e anche de iure, nella loro indipendenza politica, la quale può
                    essere completamente soppressa in caso di disobbedienza ai voleri del
                    nuovo Carlo Magno. Dalle parole si passa subito ai fatti e Fesch il 2
                    marzo consegna una nota  in cui si chiede l’espulsione dallo Stato
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                    pontificio di tutti i sudditi russi, britannici e svedesi e la chiusura dei
                    porti dello Stato pontificio.
                       Appare ormai chiara la direzione che l’imperatore francese vuole
                    imprimere agli eventi. Di fronte a richieste di tanta gravità (e appog-
                    giate da massime esiziali per la stessa indipendenza pontificia), Pio VII
                    convoca l’intero collegio cardinalizio presente a Roma, per interrogarlo
                    sulle due richieste napoleoniche e stendere la lettera di risposta . Su
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                    32 cardinali, solo uno (il francese Lattier de Bayane) si pronuncia a
                    favore dell’accettazione delle condizioni imperiali, mentre la larghis-
                    sima maggioranza è per una risposta assolutamente negativa . Il car-
                                                                                34
                    dinale Fesch, in quanto rappresentante della potenza interessata, è
                    escluso dalle discussioni: segue un nuovo, pesante scontro con Con-
                    salvi , che scava un definitivo fossato fra i due porporati. L’ambascia-
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                    tore si vede inoltre negata la conoscenza del contenuto della lettera di
                    risposta di Pio VII del 21 marzo.
                       Da questo momento in poi si nota un evidente scollamento fra i due
                    governi e le rispettive politiche. Se prima, pur in mezzo a tutti i condi-
                    zionamenti  dovuti  ai  modi  schietti  e  all’occorrenza  minacciosi  del


                       30  Lettera di Napoleone a Joseph Fesch, Monaco, 7 gennaio 1806, ibidem.
                       31  Lettera di Napoleone a Pio VII, Parigi, 13 febbraio 1806, ivi, p. 114.
                       32  Nota di Joseph Fesch a Ercole Consalvi, Roma, 2 marzo 1806, Documenti relativi
                    alle contestazioni cit., v. 1, pp. 23-28.
                       33  Cfr. dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista Caprara, Roma, 8 marzo
                    1806, Asrs, Aes, Pio VII, Francia, 1803-1807, pos. 99, fasc. 114, cc. 63 v -64 r .
                       34  Cfr. I. Rinieri, Napoleone e Pio VII cit., pp. 250-251.
                       35  Cfr. lettera di Joseph Fesch a Pio VII, Roma, 19 marzo 1806, A. Du Casse, Histoire
                    des négociations cit., v. 1, pp. 95-107, cui si riferisce Consalvi quando scrive a Caprara
                    che Fesch ha inviato «al Papa la lettera […] che altro non è che un’accusa contro di me
                    la più effrenata, e la più calunniosa (è lecito per una giusta difesa di servirmi di questo
                    termine)  alterando  i  fatti,  inventando  proposte,  e  risposte  che  mai  hanno  esistito,  e
                    dipingendo  con  tali  colori  la  mia  condotta.  Creda,  Em[inentissim]o,  che  l’odio,  che
                    questo Signore mi porta, non ha limiti», dispaccio di Ercole Consalvi a Giovanni Battista
                    Caprara, Roma, 21 marzo 1806, Asrs, Aes, Pio VII, Francia, 1803-1807, pos. 99, fasc.
                    114, c. 69 r .


                                              Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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