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                   Infine, Fatena, nel 2000 ha provato a tornare in Palestina per rima-
                nerci, con l’idea di riconnettersi alla propria cultura e di offrire la pos-
                sibilità alle sue figlie, nate in Italia, di imparare l’arabo senza accento.
                Eppure, in quella circostanza sono emersi altri cortocircuiti legati alla
                diaspora. «Dopo dieci anni di assenza mi guardavano in un altro modo.
                Mi sono sentita straniera anche lì […] mi sono anche accorta delle cose
                sbagliate che ci avevano insegnato», racconta Fatena. In quanto donna
                tornata  in  patria  senza  marito  (rimasto  in  Italia  per  lavoro),  veniva
                guardata da molti con sospetto. Inoltre in Palestina era in corso la
                seconda  Intifada,  che  imponeva  coprifuoco  giornaliero  e  provocava
                shock di vario tipo imposti dalla militarizzazione della vita quotidiana.
                Fatena è dunque rientrata in Italia, dove è stata curata per i traumi e
                ha riperso a vivere tranquillamente 142 .
                   È all’interno di questo contesto che gli ‘studenti senza terra’ di origine
                palestinese hanno riformulato la propria identità. Come ha scritto Car-
                men Caruso, il concetto di «palestinità» è profondamente legato a quello
                di migrazione e diaspora, ma è lontano da qualsiasi forma di «estetizza-
                zione postmoderna del nomadismo». È infatti segnato profondamente
                dal dramma dell’occupazione, della perdita delle proprie terre e dall’as-
                senza di una statualità definita e riconosciuta 143 . Tuttavia, almeno per
                ciò che riguarda l’Italia, è possibile affermare che attraverso un processo
                di conservazione, ibridazione e adattamento i palestinesi hanno forgiato
                una identità duplice e, in ultima analisi, confortante. In essa, il legame
                con l’Italia assume tanta importanza quanta ne mantiene quello con la
                Palestina. Tra le testimonianze alla base di questa ricerca, solo Khader
                – significativamente il primo ad arrivare in Italia – sembra conservare
                una connessione ineludibile con la Palestina che prevale su ogni altra
                identificazione: «sono come un siciliano che vive da cento anni in Ame-
                rica Latina […] e si sente sempre siciliano. Io sto benissimo qui, ma la
                mia origine è altra» 144 . Gli altri testimoni affermano con convinzione di
                sentirsi tanto italiani quanto palestinesi e alcuni insistono sul fatto che
                l’accento vada posto ormai sull’italianità, dopo vari decenni di vita e la-
                voro in un paese che li ha protetti e rispettati 145 .
                   Un paese che – come si è dimostrato – nello specifico contesto della
                guerra fredda, e non senza dolorosi effetti collaterali, ha saputo offrire
                ai palestinesi la rara condizione per esistenze più libere e serene.





                   142  F. Ahmad, int. 16 aprile 2021.
                   143  C. Caruso, Nazionalità: indeterminata cit., p. 136.
                   144  K. Tamimi, int. 5 aprile 2021.
                   145  Cfr., in particolare, A. Daas, int. 16 aprile 2021 e A. Saleh, int. 22 aprile 2021.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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