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                   Abbiamo... percorso un secolo di storia trapanese, del quale settant’anni
                circa la storia di due famiglie. Né un Dino Compagni né un minore cronista ci
                hanno narrato le avventure di questi Vieri de’ Cerchi, di questi Corso Donati
                in ritardo; nessuno scrittore ci ha descritto le loro fattezze, il loro carattere;
                ciò nonostante sappiamo che essi erano uomini di parte, come quelli del ‘300
                e del ‘400 ambiziosi, rissosi, facinorosi, orgogliosi, dotati di tutti i vizi, ma an-
                che di due virtù: tenacia e grandezza. Tra loro il primo posto spetta ad Antonio
                Fardella che lottò sessant’anni per fare potente la propria famiglia. Con uomini
                di questa tempra è naturale che Trapani del ‘400 fosse una città ricca e attiva
                ambiziosa e grande come i suoi uomini... .

                   Era questo il primo contributo storiografico dal quale emergeva che
                la storia delle città siciliane meritava di essere studiata e conosciuta,
                sul piano italiano ed europeo, quanto quella di Venezia, di Pisa, di
                Firenze o di Bologna. Invero, già nel 1945, il Trasselli, resosi conto che
                «a troppi italiani e non italiani sembrava che il conoscere quattro aned-
                doti fiorentini attorno a Dante Alighieri o a breve distanza da lui  equi-
                valesse a conoscere la storia d’Italia» aveva programmato una serie di
                ricerche e di ricostruzioni intese a «presentare fatti ignorati concer-
                nenti la Sicilia». Egli, infatti, non accettava che vi fossero «storie di
                prima categoria e storie di seconda categoria»; se mai, a suo avviso,
                esistevano «regioni più documentate ed altre che lo erano meno», «re-
                gioni più studiate ed altre che lo erano meno». A suo avviso era indi-
                spensabile che della Sicilia si tenesse conto quando si faceva storia
                d’Italia  o  dell’Europa  o  dell’Africa  ovviamente  senza  campanilismi  o
                provincialismi.
                   E proprio il suo contributo su Sicilia Levante e Tunisia fece sì che
                della Sicilia si sarebbe tenuto conto nel quadro della storia del Medi-
                terraneo. Infatti, nel 1933 Pietro Silva, dopo avere letto tale monografia
                così scrisse al Trasselli: «Si tratta di uno studio veramente notevole del
                quale terrò conto nella prossima nuova edizione del mio libro sul Me-
                diterraneo».
                   In funzione di tali finalità di vasto respiro, il Trasselli, dopo avere
                reperito, attraverso il riordinamento di alcune serie degli atti del Tri-
                bunale del Real Patrimonio di Sicilia, le carte superstiti del Tesoriere
                Generale dell’isola, fu in grado di ricostruire in maniera magistrale la
                storia del debito pubblico siciliano all’epoca di Alfonso il Magnanimo,
                riuscendo a presentare in merito nel 1957 un’organica relazione al VI
                Congresso di Storia della Corona di Aragona dedicato alla «Economia
                dei Paesi della Corona d’Aragona dal XIII al XVI secolo».
                   Soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, dopo una lunga esau-
                stiva ricerca compiuta in vari Archivi italiani e stranieri, Carmelo Tras-
                selli riuscì a tracciare, sulla base di un vasto supporto documentario
                e  spesso  attraverso  felici  intuizioni,  un  quadro  pressoché  esaustivo





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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