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Ricordando Carmelo Trasselli                                     209


                    della storia della Banca in Sicilia nel secolo XVI, ponendo fra l’altro le
                    premesse, da cui avrebbero preso le mosse le mie ricerche sistemati-
                    che sulla storia bancaria siciliana dell’Ottocento.
                       Non v’è dubbio che la lunga indagine sulla Sicilia del Quattrocento
                    gli consentì di dimostrare:

                       Primo – egli dice – che re Alfonso era di una inettitudine amministrativa
                    che fa paura; secondo, che senza la Sicilia il sogno napoletano sarebbe rimasto
                    un sogno; terzo, che la Sicilia era uno dei pilastri delle vicende italiane; quarto.
                    che i banchi siciliani facevano parte della rete bancaria internazionale; quinto,
                    che la guerra di Granada fu finanziata con l’oro siciliano; sesto, che lo zuc-
                    chero siciliano fu l’oggetto di una guerra fredda tra Venezia e Genova e che il
                    decadimento della sua produzione non dipese soltanto dallo zucchero ameri-
                    cano; settimo, che tutto il commercio del Mediterraneo occidentale aveva come
                    oggetto il frumento siciliano; ottavo, che mercanti siciliani risiedevano nelle
                    Fiandre; nono, che la Sicilia era un mercato tale da interessare precocissima-
                    mente anche gli Inglesi oltre ai Catalani, Italiani, Francesi, Olandesi; decimo,
                    che la Sicilia e soltanto la Sicilia permise a Giovanni Il di reprimere la rivolta
                    catalana; undicesimo, che il Quattrocento siciliano ci fa assistere a tentativi
                    di signoria ed a lotte di partiti quanto il Quattrocento italiano ....

                       Il Trasselli, lo ha messo in luce il Romeo, rifiuta la «visione di una Si-
                    cilia isolata dalla contemporanea vita europea. Analizzati a dovere, libri e
                    cultura, tecniche mercantili, strutture bancarie, appaiono non diversi e
                    talora identici a quelli in uso in altre regioni d’Italia e d’Europa. L’inseri-
                    mento della Sicilia nel nesso culturale italiano a partire dal Cinquecento
                    sembra definitivo e destinato a non più essere rimesso in discussione. È
                    una constatazione che Trasselli fa al di fuori da ogni impegno di tipo na-
                    zionale patriottico: che anzi il suo intento maggiore resta quello di rive-
                    dere miti e costruzioni eretti dalla storiografia di stampo ottocentesco. Ma
                    la via prescelta non è mai quella dell’astratto confronto dei principi, bensì
                    quella della indagine concreta e documentata. I risultati, dunque, sono
                    sempre ricchi di nuove acquisizioni conoscitive, e si veda per esempio il
                    saggio illuminante sugli ebrei di Sicilia».
                       E più oltre: «Giustamente Trasselli si dichiara insoddisfatto delle
                    spiegazioni che hanno avuto e hanno tuttora più corso: dal dominio
                    spagnolo alla prepotenza feudale, alla posizione marginale rispetto alla
                    Europa; e si augura che risposte più convincenti vengano da una ana-
                    lisi più approfondita della storia siciliana dal XVI al XVlll secolo, di cui
                    finora si sono avuti solo scarsi esempi, anche se in più casi di notevole
                    livello ...». Si tratta di questioni da vagliare verso le quali «sollecitano
                    appunto pagine come quelle del Trasselli, tutte nutrite di fatti e di pro-
                    blemi e per di più sorrette da uno stile asciutto ed efficace che ha vari
                    riscontri in ciò che di solito si legge su temi come questi».




                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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