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24 Giorgio Del Zanna
ranza: la preoccupazione prioritaria di preservare la propria specifica
identità culturale spingeva, infatti, gli armeni italiani a guardare con
apprensione i processi di “assimilazione” in atto in Occidente, mentre
si considerava l’Armenia sovietica una cruciale risorsa identitaria da
preservare impedendone lo spopolamento attraverso il rientro del mag-
gior numero possibile di profughi. Tale prospettiva doveva, però, fare
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i conti con la realtà dei profughi in gran parte restii a ritornare in pa-
tria e molto più propensi a stabilirsi in Europa o a espatriare negli
USA. Tutti questi aspetti presenti nel dibattito sul rimpatrio (Nerkaght)
evidenziano, da una parte, come all’interno della diaspora armena ita-
liana più delle questioni politiche fossero le preoccupazioni di carat-
tere socio-culturale legate al futuro dell’identità armena in Italia a
orientare maggiormente la vita della comunità; dall’altra, mostrano
come il legame con l’Armenia costituisse, al di là della separazione im-
posta dalla “cortina di ferro”, un riferimento fondamentale, ponendo
la diaspora – in buona parte formata da armeni provenienti dagli ex
territori ottomani – in una costante tensione tra il bisogno di integrarsi
nel contesto locale e la relazione – talvolta puramente ideale – con la
“patria” armena da cui erano tratti molti degli elementi del proprio
profilo identitario. Una volta recise violentemente le radici con i luoghi
di origine, negli armeni della diaspora maturò un rapporto sempre più
privilegiato con l’Armenia sovietica, destinata a porsi come l’unica vera
heimat nella quale gli armeni in diaspora potessero riconoscersi col-
lettivamente. Tutto ciò era rafforzato dal ruolo svolto dalla Chiesa apo-
stolica armena – il cui centro è a Echmiadzin in Armenia – nello strut-
turare una trama di relazioni transnazionali capace di connettere tra
loro le diverse diaspore .
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Proprio a causa della fragile e incerta condizione che aveva accom-
pagnato la formazione della diaspora armena in Italia, i due decenni
successivi alla fine della seconda guerra mondiale rappresentarono
una fase di consolidamento durante la quale gli armeni italiani crea-
rono nuove strutture associative e ambiti di aggregazione finalizzati a
strutturare maggiormente la vita sociale della comunità e al tempo
stesso creare spazi identitari più chiari e definiti. Tale processo rispon-
deva all’esigenza avvertita dalla generazione insediatasi in Italia nei
primi due decenni del Novecento di evitare un’eccessiva assimilazione
con la perdita di buona parte delle proprie radici culturali. Su tali
18 A. Manoukian, Presenza armena in Italia, cit., pp. 116-117.
19 Y. Petrosyan, La Chiesa Armena Apostolica dalla metà del Quattrocento agli inizi
del XX secolo, in L. Vaccaro, B.L. Zekiyan (a cura di), Storia religiosa dell’Armenia, Cen-
tro Ambrosiano, Milano, 2010, pp. 93-106. J-M. Hornus, G. Dédéyan, Chiesa e cultura
nell’Armenia di oggi, in G. Dédéyan (a cura di), Storia degli armeni, cit., pp. 441-453.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)