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26 Giorgio Del Zanna
inizi degli anni Cinquanta, a dotarsi di una sede che rappresentasse
tutti gli armeni della città. Nel dicembre del 1953, su iniziativa di Yer-
vant Hussissian, tra i principali finanziatori del progetto, fu perciò
creata l’associazione per dar vita alla principale istituzione della co-
munità in Italia, cioè la Casa Armena di Milano, un ampio apparta-
mento nel centro della metropoli lombarda, acquistato dai soci e inau-
gurato agli inizi del 1954, un luogo per incontri culturali, corsi di lin-
gua, iniziative ricreative, destinato a diventare in breve tempo il vero
punto di riferimento per la diaspora armena in Italia . La Casa Ar-
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mena si poneva come un’istituzione laica e a-politica, con finalità prin-
cipalmente culturali, per poter accogliere armeni di qualsiasi prove-
nienza. Mentre, parallelamente, era fondata nel 1951 la Comunità ar-
mena dei fedeli di rito armeno-gregoriano che intendeva esprimere
l’anima religiosa della comunità. Si tratta di un passaggio importante
che non si limitava semplicemente al culto, ma si caricava di altre va-
lenze alla luce soprattutto del fatto che storicamente, in assenza di un
proprio Stato indipendente, la Chiesa apostolica aveva rappresentato
il tessuto connettivo e identitario degli armeni, grazie al grande patri-
monio culturale e religioso da essa coltivato e tramandato. Tale ruolo
coesivo aveva plasmato il peculiare profilo dell’istituzione ecclesiastica
armena che si presentava come una vera e propria “Chiesa-nazione”
capace di porsi come l’autentica anima del popolo, facendosi interprete
dei suoi destini .
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A Milano, dal 1927 al 1937, era stato attivo il sacerdote Yeghisce-
Eliseo Parsamian, un prete inviato dalla Chiesa apostolica armena per
la cura pastorale della comunità. Successivamente la comunità cri-
stiana armena fu affidata a preti inviati temporaneamente da Parigi,
Marsiglia e Vienna, dove la Chiesa apostolica armena era radicata da
più tempo con delle diocesi. Nonostante la comunità armena milanese
avesse una propria vita religiosa, mancava uno specifico luogo di
culto. Per la liturgia domenicale gli armeni erano solitamente ospitati
presso la chiesa anglicana di via Solferino. La realizzazione di un più
saldo tessuto associativo e la maturazione di una più chiara consape-
volezza identitaria spinse, perciò, gli armeni ad avviare il progetto per
la costruzione di una chiesa a Milano. Non si trattava soltanto di avere
uno spazio di culto adeguato e in linea con la tradizione religiosa ar-
mena, ma significava acquisire una riconoscibilità pubblica, mar-
cando anche fisicamente la presenza della comunità all’interno del tes-
suto civile e urbano di Milano.
24 A. Nencioni (a cura di), Storia della casa armena (1953-2008), 2008, pp. 8-9. Copia
in possesso dell’a.
25 G. Del Zanna, I cristiani e il Medio Oriente, Il Mulino, Bologna, 2011, p. 246.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)