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                   Anche l’arcivescovo di Milano dell’epoca, il card. Ildefonso Schuster,
                benché fosse un fine studioso e ammiratore della tradizione religiosa
                orientale, dal punto di vista teologico ed ecclesiologico non sembrò di-
                scostarsi da quella che era la mentalità dominante delle gerarchie cat-
                toliche del tempo nei confronti dei non-cattolici . Le obiezioni avan-
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                zate dalla Chiesa ambrosiana furono insormontabili, costringendo gli
                armeni a interrompere il cantiere in corso per aprirne un altro su un
                terreno molto più periferico, nella zona di Lambrate, dove su un nuovo
                appezzamento di proprietà della famiglia Serapian fu avviata, su pro-
                getto degli architetti Israelian e Surian, la costruzione della chiesa dei
                Santi Quaranta Martiri di Sebaste (l’attuale città turca di Sivas) inau-
                gurata nel settembre del 1958 . Costruita secondo i canoni del più
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                classico stile armeno, la chiesa è - assieme alla valdese, luterana, an-
                glicana e battista - tra i pochi edifici cristiani di culto non cattolico
                costruiti a Milano. Alla cerimonia di consacrazione, officiata dal pa-
                triarca armeno di Costantinopoli, erano presenti numerosi esponenti
                della comunità armena italiana oltre ad alcuni vescovi armeni giunti
                dalla Francia e dal Medio Oriente.
                   I  festeggiamenti  si  prolungarono  per  una  settimana,  durante  la
                quale non risultano contatti ufficiali di alcun tipo da parte dell’Arci-
                diocesi di Milano, allora guidata dal card. Giovanni Battista Montini.
                Così era stato anche in occasione della visita nel capoluogo lombardo,
                nell’aprile del 1956, della massima autorità religiosa armena, il Ka-
                tholikos di tutti gli armeni Vasken I, in Italia dopo la sua elezione per
                incontrare le principali realtà armene italiane . Nel 1970 queste me-
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                desime personalità – Vasken I e Paolo VI – saranno protagoniste di un
                solenne incontro di ben altro tenore in Vaticano, a testimonianza del
                mutamento  impresso  dal  Concilio  Vaticano  II  alle  relazioni  tra  le
                Chiese cristiane . A metà degli anni Cinquanta, la percezione italiana
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                del mondo armeno era dominata da un senso di lontananza e di estra-
                neità, accentuata ulteriormente dalla tendenza di alcune testate gior-




                   26  Sui rapporti tra Ildefonso Schuster e l’Oriente cristiano si veda E. Nobili, Ildefonso
                Schuster e il rinnovamento cattolico (1880-1929), Guerini, Milano, 2011, pp. 38-43.
                   27   Si  veda  https://www.chiesaarmena.org/it/chi-siamo/,  ultima  consultazione
                maggio 2021.
                   28  Esaminando la cronologia – ricavata dalle agende dell’arcivescovo – per il mese di
                aprile del 1956 non c’è alcuna evidenza di contatti tra la Chiesa di Milano e la Chiesa
                apostolica armena, così anche in relazione al settembre del 1958. Si veda G. Adornato,
                Cronologia dell’episcopato di Giovanni Battista Montini a Milano, 4 gennaio 1955-21 giu-
                gno 1963, Istituto Paolo VI, Brescia, 2002, pp. 229-241 e pp. 507-514.
                   29   Sull’incontro  tra  Paolo  VI  e  Vasken  I,  si  veda  https://www.vatican.va/con-
                tent/paul-vi/fr/speeches/1970/documents/hf_p-vi_spe_19700512_vasken-i-dichiara-
                zione.html.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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