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Recensioni e Schede                                              253


                    San Martino, al di là di ogni ragione-  di Palermo» (p. 53). Il Vella, in questo
                    vole  dubbio  che  pure  queste  prime   contesto,  poté  contare  sulla  prote-
                    prove  cominciavano  a  suscitare.   zione del potente Giudice della Mo-
                    Troppo forte era l’attesa di scoprire   narchia, Alfonso Airoldi, esponente,
                    fonti per la storia degli Arabi di Sici-  ben riconosciuto, in Sicilia, in Italia
                    lia  e  il  frate  Vella  non  mancava  di   e in Europa, di quel ceto colto e poli-
                    millantare la presenza di codici nella   ticamente  attivo  che  ha  caratteriz-
                    biblioteca di Fez, che avrebbero po-  zato la vita politica e culturale della
                    tuto confermare quanto intanto ve-  Sicilia del secondo Settecento, e im-
                    niva scoprendo (cioè inventando) nel   pegnato  egli  stesso  nella  scrittura
                    suo Codice diplomatico.             della  storia  dell’isola  e  nei  dibattiti
                       L’antiquaria era la cifra della cul-  delle accademie palermitane. Fu l’Ai-
                    tura accademica siciliana. E la storia   roldi  il  vero  promotore  della  “car-
                    antica dell’isola aveva sempre occu-  riera” rapida e sorprendete del Vella
                    pato un suo spazio privilegiato nella   e  a  impegnare,  a  partire  dall’estate
                    cultura di quegli anni: nelle accade-  del 1785, tutta la sua larga rete di
                    mie  e  nelle  conversazioni  già  da   relazioni  con  il  mondo  accademico
                    tempo avviate, o nella nuova Accade-  italiano  a  sostegno  dell’opera  del
                    mia  palermitana,  cui  competeva  il   Vella.
                    privilegio  di  concedere  titoli  dotto-  Non mancarono, però, fin dall’av-
                    rali. Nel 1778, nel biglietto reale che   vio,  alla  metà  degli  anni  Ottanta,
                    istituiva  una  Deputazione  sopra  i   della  traduzione  del  codice  marti-
                    regi studj (ne era membro lo stesso   niano e dalla diffusione di questa no-
                    Airoldi), si ordinava che «tutte le an-  tizia nel mondo accademico europeo,
                    tichità sparse nel Regno di Sicilia si   sospetti e insinuazioni sulla autenti-
                    conservino per quanto è possibile, e   cità  del  codice  e  sulle  capacità  del
                    non restino alla diserzione del tempo   Prete maltese di leggere e intenderne
                    esposte, senza esservi chi ne abbia   il testo. Fu, fin dal 1785, un giovane
                    cura, perciò vuole che il principe di   e già allora valente studioso di storia
                    Torremuzza per il Val di Mazzara e il   delle istituzioni e del diritto dell’iso-
                    principe di Biscari per il Val di Noto   la,  Rosario  Gregorio,  a  contattare
                    e il Valdemone ne abbino la cura di   quello stesso mondo accademico cui
                    tutte  le  antichità».  Non  sorprende,   si  era  rivolto  l’Airoldi  e  a  segnalare
                    dunque,  che  quando  si  aprì,  nel   forti dubbi sulla autenticità del co-
                    1785,  nell’Accademia  palermitana,   dice,  giustificati  peraltro  dal  rifiuto
                    una cattedra di lingua araba, questa   del Vella di rendere pubblico il ma-
                    fosse assegnata al Vella.           noscritto. Ed al Gregorio è dedicato
                       Negli ambienti accademici e colti   il denso capitolo secondo della mo-
                    siciliani non c’era, infatti, una tradi-  nografia del Siragusa, che in Grego-
                    zione  di  studio  della  cultura,  della   rio e nella sua opera di “storico” con-
                    lingua e della storia araba, anche se   trapposto  al  “falsario”  Vella,  indivi-
                    non mancava certo un interesse per   dua  uno  dei  protagonisti  della  de-
                    la storia degli arabi e del loro governo   nuncia della impostura. Grazie alle
                    dell’isola.  Su  questi  temi,  «autorità   lettere del Gregorio, l’Assemani, uno
                    indiscussa – così ricorda Siragusa –   dei più illustri specialisti italiani di
                    era il danese Oluf Gherard Tychsen,   testi  arabi,  si  convinse  dell’”impo-
                    che  con  la  corretta  interpretazione   stura” del Vella, Se fino alla edizione
                    dell’iscrizione  della  torre  di  Baych   del primo tomo del Codice diploma-
                    pose fine al mito delle origini caldee   tico (1789), non erano mancati, nei




                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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