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                quell’articolato movimento di idee ed esperienze, particolarmente vi-
                vace nel mondo giovanile, che fu il Sessantotto . Molti giovani armeni
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                furono in modi diversi testimoni partecipi di quegli eventi e ne subi-
                rono gli effetti negli anni successivi, a testimonianza di una genera-
                zione ormai pienamente inserita nelle dinamiche socio-culturali ita-
                liane. Alcuni dei tratti tipici della contestazione sessantottina si ritro-
                vano, infatti, anche nel dibattito che caratterizzò lo “scontro” genera-
                zionale interno alla comunità armena: la spinta anti-istituzionale, la
                critica  ai  “padri”,  la  ricerca  di  forme  aggregative  diverse  rispetto  a
                quelle tradizionali, l’attenzione ai linguaggi artistici, il desiderio di af-
                fermare il proprio protagonismo attraverso nuovi canali di comunica-
                zione come riviste, ciclostilati e così via.
                   È sintomatico che la principale critica diretta ai giovani da parte
                della dirigenza armena fosse quella di essere troppo “italiani”, espri-
                mendo implicitamente il timore di un allentarsi dei legami con le radici
                storico-culturali armene. Si tratta di un rilievo che, d’altro canto, foto-
                grafava un mutamento reale avvenuto all’interno della diaspora ar-
                mena italiana destinato ad avere dei riflessi non solo nelle relazioni
                intergenerazionali, ma anche nel rapporto con la memoria e il passato
                storico degli armeni che per i genitori si poneva in termini “esisten-
                ziali”,  mentre  per  i  giovani  era  questione  più  di  carattere  politico-
                culturale.
                   Il nuovo protagonismo dei giovani armeni trovò espressione nel pe-
                riodico «La Voce – Zain», pubblicato nel gennaio 1975 con l’intento di
                essere uno strumento di riflessione e dibattito all’interno della comu-
                nità armena. Sebbene nel titolo si rimarcasse il doppio registro lingui-
                stico, il periodico era scritto prevalentemente in italiano. D’altro canto,
                era convinzione dei suoi redattori, a cominciare da Rita Agopian, che
                il futuro della comunità armena dovesse passare da un’apertura verso
                il mondo esterno, attraverso un processo di contaminazione, una po-
                sizione  che  si  discostava  profondamente  da  quella  più  tradizionale
                della dirigenza e che si poneva in sintonia con il clima dell’epoca in cui
                il tema delle identità (razziali, etniche, di genere) era molto presente e
                affrontato  nell’ottica  dell’ibridazione,  dell’intreccio  e  del  métissage
                come condizioni necessarie a rendere vitali tali identità pena il loro
                esaurirsi.
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                   38  A. Giovagnoli, Sessantotto. La festa della contestazione, Edizioni San Paolo, Cini-
                sello B., 2018, pp.13-16.
                   39  «La Voce -Zain», 1, 1 (1975), p. 2.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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