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Gli Armeni in Italia nella seconda metà del ‘900 39
Orly, in cui morirono otto persone con decine di feriti – spinse molti
armeni a prendere più nettamente le distanze dall’estremismo politico,
anche se il tema della “causa armena” rimase in eredità come elemento
di mobilitazione attorno cui aggregare la diaspora .
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Il richiamo alla “causa armena” presentava, però, molti aspetti di
ambiguità, indicando questioni molto diverse tra loro – dall’opposi-
zione al negazionismo turco alla battaglia per il riconoscimento a li-
vello internazionale del genocidio armeno, dalla difesa della minoranza
armena in Medio Oriente alla lotta per ottenere uno Stato indipendente
in base a quanto stabilito a Sèvres nel 1920 – a seconda degli orienta-
menti ideologici e dei punti di vista da cui la si considerava. A dare
sostanza a tali rivendicazioni erano, inoltre, non soltanto le spinte ri-
conducibili alla dialettica interna al mondo armeno, ma soprattutto le
sollecitazioni esterne connesse all’evoluzione del contesto politico e
culturale internazionale: lo sviluppo in Occidente del dibattito storio-
grafico sul Novecento come “secolo dei genocidi”, la decisa apertura
della Turchia all’Europa negli anni di Turgut Özal con il suo pro-
gramma di riforme teso a democratizzare il paese, il degradarsi della
situazione economica e sociale nell’Armenia sovietica interpretati sem-
pre più – specie dopo l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl in
Ucraina nel 1986 – come sintomi della profonda crisi dell’Urss, erano
tutti elementi che concorsero indirettamente ad alimentare l’atten-
zione per la “causa armena” .
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Ma fu un evento improvviso e drammatico a contribuire più di ogni
altra cosa ad accendere i riflettori sul mondo armeno, favorendo anche
la maturazione da parte della comunità armena italiana di una nuova
e più salda consapevolezza della propria soggettività all’interno del
contesto sociale e civile: la mattina del 7 dicembre 1988 un violento
terremoto di magnitudo 7.0 con epicentro nella località di Spitak,
nell’Armenia sovietica, devastò il 40% del territorio con decine di mi-
gliaia di vittime. Il sisma fu il più potente registrato nel Caucaso negli
ultimi ottanta anni e si abbatté su una regione già provata dall’afflusso
di profughi armeni in fuga dai distretti del Nagorno Karabagh a causa
del conflitto interetnico in Azerbaijan . La catastrofe fece il giro del
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mondo, proiettando in primo piano a livello globale il dramma della
popolazione armena alle prese con le distruzioni, le privazioni e il
56 G. Zovighian, Causa armena e terrorismo, «La Voce», 7, 24 (1982).
57 Nei primi anni ‘80, la Fondazione Lelio Basso di Roma fu la prima istituzione
italiana riconosciuta che si occupò della “questione armena” con un convegno interna-
zionale a Venezia, coinvolgendo le istituzioni locali ed esponenti delle maggiori organiz-
zazioni armene a livello mondiale.
58 E. Aliprandi, Karabakh, un urlo senza fine, in M. Corgnati, U. Volli (a cura di), Il
genocidio infinito. 100 anni dopo il Metz Yeghérn, Guerini, Milano, 2015, pp. 131-142.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)