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                   Questo approccio, come appare chiaro, non solo escludeva la pos-
                sibilità di rendere permanente il soggiorno nel Paese per quanti, ed
                erano la maggioranza, non potevano vantare alcun legame, né giuri-
                dico né familiare con l’Italia, ma anche per chi aveva o aveva avuto
                rapporti, più o meno solidi e antichi, con la Penisola. E proprio la
                gestione di quest’ultimo gruppo, rappresentato da persone che van-
                tavano legami di parentela con cittadini italiani, o che rivendicavano
                la cittadinanza italiana in virtù dello status di cittadini o protetti ita-
                liani goduto in precedenza da loro stessi o dalle loro famiglie, avrebbe
                costituito nei mesi successivi l’aspetto più controverso dell’intera vi-
                cenda, all’interno della più ampia questione degli apolidi. La gestione
                di queste due categorie di persone, spesso difficilmente distinguibili
                tra  loro  da  un  punto  di  vista  giuridico,  fu  infatti  capace  di  creare
                imbarazzi nel rapporto tra l’Ucii e gli apparati di pubblica sicurezza
                italiani,  e  di  suscitare  polemiche  all’interno  dello  stesso  mondo
                ebraico italiano, dove non tutti condividevano la linea accentuata-
                mente  “filogovernativa”  impressa  da  Piperno .  L’Unione,  infatti,  si
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                trovava  nella  non  facile  situazione  di  subire  le  pressioni  dei  vari
                comitati  d’assistenza  e,  più  in  generale,  di  un’opinione  pubblica
                ebraica italiana sensibile alla sorte degli apolidi, da un lato, e di non
                poter  rischiare  di  deteriorare  i  vitali  rapporti  con  il  governo  e  gli
                apparati burocratici, dall’altro, senza che ciò peggiorasse la condi-
                zione degli stessi rifugiati e, soprattutto, compromettesse la possibi-
                lità di utilizzare l’Italia come paese di transito per gli ulteriori profu-
                ghi dall’Egitto.
                   In tali circostanze, i vertici dell’Unione continuarono a mostrarsi
                complessivamente comprensivi verso i desiderata del governo italiano,
                arrivando a prendere alcune dirette iniziative e a diffondere pubblici
                appelli per favorire il deflusso degli apolidi dal territorio italiano, in
                virtù degli informali accordi presi nel gennaio, che li impegnavano in
                tal senso . Essi cercarono sempre, però, di rendere il più agevole pos-
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                   65  Per comprendere le incomprensioni avute con le autorità di Polizia, con cui pure
                si era a più riprese incontrato, appare indicativo quanto Piperno scrisse all’ambasciatore
                d’Israele a Roma, Eliahu Sasson, l’11 luglio 1957, contrapponendo al loro atteggiamento
                quello ben altrimenti collaborativo del dicastero degli Esteri: «Viceversa tutt’altro che
                facili sono i rapporti con le Autorità di P.S. e particolarmente poiché fino ad ora le Que-
                sture delle diverse province d’Italia assumevano verso i profughi degli atteggiamenti det-
                tati dall’applicazione delle norme consuetudinarie che nei confronti degli immigrati sono
                piuttosto severe», Archivio Ucei, 1948-1956, b. 147, fasc. 43-12 Elenco dei beni italiani
                sequestrati in Egitto, s.f. Generale minute.
                   66  Circa questo aspetto cfr. Profughi apolidi, «Israel», 30 maggio 1957, p. 7, ove si
                invitavano i rifugiati apolidi a effettuare la scelta dell’aliyah in Israele o, in subordine, a
                orientarsi verso l’emigrazione transoceanica, giacché l’Italia, già gravata da una forte
                disoccupazione, non poteva ospitarli più a lungo, diffidandoli, al contempo, dal cercare



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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