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62 Paolo Zanini
un atteggiamento di grande attenzione venne mostrato dalle autorità
locali e periferiche per i bisogni di quanti giungevano in Italia come “rim-
patriati”, in particolare nelle prime fasi della crisi.
Da subito più complesso si presentò, invece, il caso dei numerosi apo-
lidi, la cui situazione era particolarmente drammatica giacché essi costi-
tuivano un numero cospicuo degli arrestati e degli espulsi del novembre
e, soprattutto, non potevano contare su alcun tipo di tutela consolare.
Motivo per cui i vertici dell’Ucii, edotti dai racconti dei primi esuli egiziani
giunti in Italia circa le disperate condizioni in cui si trovavano molti di
essi , interessarono immediatamente il governo della loro sorte, richie-
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dendo che le autorità diplomatiche e consolari italiane in Egitto rilascias-
sero un gran numero di visti temporanei, atti a permettere loro di lasciare
l’Egitto e di transitare attraverso il territorio italiano in attesa di raggiun-
gere altre e più stabili destinazioni . Cosa che il governo italiano fece da
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subito con grande larghezza, tanto che in una conversazione con l’inca-
ricato d’affari dell’ambasciata americana a Roma, John D. Jernegan, Pi-
perno poté assicurare che esso «was prepared to do whatever possible to
favor the evacuation of the Jews from Egypt, granting to all of them tem-
porary Italian visas» . Benché sia molto difficile quantificare esattamente
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il numero degli ebrei apolidi che effettivamente lasciarono l’Egitto con vi-
sto di transito italiano, è fuor di dubbio che si trattò di una cifra consi-
stente, attorno alle diecimila unità, ed è certo che l’atteggiamento italiano
in quelle circostanze fu, al pari di quello francese, svizzero e greco, parti-
colarmente generoso e improntato a criteri davvero ampi, come appare
attestato anche dalla documentazione del Joint . Questo indubbio slan-
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cio umanitario dei vertici del ministero degli Esteri non andò mai
gazione di Villabruna, in Archivio Cdec, Fondo Comunità, b. 17, fasc. 111 Comitato
assistenza profughi d’Egitto 1956-1962.
57 Cfr. l’espresso di Paolo G. Bandier all’Ucii del 4 dicembre 1956, in Archivio Ucei
1948-1956, b. 146, fasc. 43-11 Espulsi dall’Egitto a causa del conflitto del 1956, s.f.
Arrivo profughi dall’Egitto.
58 A questo proposito cfr. le brevi lettere di Anau a Davide Nahum, del 7 dicembre
1956, e di Piperno a Vittorio Levi, del 10 dicembre 1956, entrambe ivi, s.f. Varie, e soprat-
tutto la lunga missiva di Anau ad Angelo Sullam del 12 dicembre 1956, ivi, in cui si affer-
mava: «Anche per gli apolidi sono stati chiusi… tutti e due gli occhi in quanto molte per-
sone anche senza visto di entrata sono state fatte entrare ed anche rispetto a questa ca-
tegoria i Consolati Italiani in Egitto hanno mostrato il loro maggior interessamento».
59 Relazione di Piperno del 16 gennaio 1957, inviata al World Jewish Congress, al
Central Registry of Jewish Losses in Egypt e a Donati, ivi, s.f. Relazioni di carattere
generale e documentario.
60 A quest’ultimo proposito cfr. la già ricordata Appendice al documento del Joint del
12 gennaio 1957, ivi. Per quanto riguarda la cifra di diecimila visti di transito prodotti
dagli uffici consolari italiani cfr. la lettera di Piperno all’Ufficio stranieri del ministero
degli Esteri, del 21 giugno 1957, in Archivio Ucei, 1948-1956, b. 147, fasc. 43-12 Elenco
dei beni italiani sequestrati in Egitto, s.f Generale minute.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)