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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica... 369
come fattore di crescita e propagazione del morbo: per questo era im-
portante controllarne l’umidità e l’alterazione con «cattivi et putridi va-
pori» . Alla base di ogni rimedio stava sempre la teoria degli umori
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(bile nera, sangue, bile gialla, pituita), cui corrispondevano quattro
qualità (secco, umido, caldo, freddo), i quattro elementi (acqua, aria,
terra, fuoco), le quattro stagioni, ma anche il ciclo della vita, e i diversi
temperamenti individuali (collerico, sanguigno, melanconico, flemma-
tico) . Tutti erano necessari e ogni alterazione delle loro proporzioni
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produceva degli scompensi, ma l’equilibrio poteva essere ripristinato
con interventi mirati tanto all’esterno quanto nel corpo umano. Occor-
reva perciò trovare una giusta compensazione tra caldo e freddo, eli-
minando l’umidità in eccesso nell’aria: il fuoco e le essenze profumate
avevano il potere di «rettificarla et farla più salubre», evitando la diffu-
sione della peste .
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Bisognava preoccuparsi pertanto che la propria abitazione rima-
nesse «limpida di qualsivoglia bruttezza, e di tener monde le sue la-
trine» . Era dunque assolutamente necessario svuotare e pulire fre-
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quentemente i vasi pieni di escrementi generalmente tenuti dentro le
camere, sotto il letto, spesso per tutto il giorno. Ingrassia raccoman-
dava di aprire le finestre – specie quelle esposte a nord e a est – so-
prattutto la mattina in modo da far allontanare «i vapori aggregati nella
notte», lasciando entrare il sole . Ai più ricchi, le cui abitazioni erano
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ampie, era agevole passare da una camera all’altra, in modo da profu-
mare e purificare gli ambienti; ai più poveri, che non avevano se non
una sola stanza, consigliava di spostare la posizione del letto, ma an-
che di «spazzare et mondificare la stanza più spesso». Ed esortava a
profumare la casa con decotti di erbe aromatiche e speziate disponibili
29 G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte III, cap. II, p. 419 [3].
30 Cfr. K. Albala, Eating Right in the Renaissance, University of California Press,
Berkeley, 2002, pp. 48-52.
31 G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte III, cap. II, p. 420 [3]. Le «cose aromatiche»,
come anche quelle medicinali e velenose, erano classificate tra i prodotti sicuri per la
loro proprietà di scacciare la peste persino nei sacchi che le contenevano o nei lacci con
cui questi erano legati, benché provenienti dal Levante e dunque ad alto rischio di con-
taminazione.
32 Ivi, p. 422 [6].
33 I venti provenienti da settentrione e da levante erano considerati più freschi e
asciutti, e dunque preferibili rispetto a quelli caldi e umidi. Si tratta di un principio
vitruviano ripreso ed elaborato da Leon Battista Alberti nel suo De re aedificatoria (1485,
pubblicato in italiano nel 1546). Michele Mercati nel suo Instruttione sopra la peste cit.,
raccomanda che le finestre siano di vetro o di «panno incerato» proprio per proteggere le
stanze dai venti «cattivi» (ivi. p. 41). Sulla diffusione nel corso del Cinquecento di queste
teorie e sull’interesse per la relazione tra pratiche di costruzione e benessere, cfr. S.
Cavallo, T. Storey, Healthy Living cit., pp. 81-82). Su questi temi in ambito siciliano con
riferimento agli insegnamenti di Vitruvio ritorna anche Fortunato Fedeli, De relationibus
medicorum libri quatuor, Panormi, 1602, lib. I, dedicato alla salubrità dei luoghi.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)