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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica... 371
estate di essenze di rosa, viola e sandalo. Questi «pomi odoriferi», per i
quali offre diverse composizioni, si sarebbero potuti portare con sé, an-
che fuori casa, tenendoli in mano, e odorandoli spesso, quando si fosse
in qualche luogo sospetto . Doveva trattarsi di un oggetto assai diffuso
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in Europa, del cui uso Ingrassia aveva appreso probabilmente attra-
verso la letteratura sul tema. Ne scrive proprio nello stesso anno, ad
esempio, il medico Giuseppe Daciano, attivo a Udine durante la peste
del 1555 e fautore dell’uso preventivo delle cure aromatiche : «grati
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[sono] gli odori universalmente a tutti», e queste palle in particolare,
«rendono una certa soavità e fragrantia di giocondissimo odore, che odo-
randole spesso grandamente fortificano et confortano il core in tutte le
sue passioni, et insieme li ventriculi del cervello» . D’altra parte, alcuni
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odori possono avere in determinate circostanze effetti negativi: sulla scia
di Galeno, Daciano riteneva che quelli troppo caldi e acuti in estate pro-
vocassero dolore di testa, e dunque meglio utilizzare arance (naranzi)
cedri e limoni. Insegnamento che Ingrassia tenne presente, offrendo ri-
medi diversi a seconda della stagione.
Una delle fonti del medico siciliano è sicuramente Prospero Borga-
rucci, professore di anatomia a Padova (1564), che egli considera
«molto celebre di autorità et di esperienza», pur non rinunciando a
prenderne le distanze in qualche caso, autore tra l’altro di un Trattato
di peste (Venezia 1565), ma anche di un ricettario e manuale di tecnica
farmaceutica, La fabrica degli spetiali (Venezia 1566) . Nel suo trat-
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tato sulla peste Borgarucci parla proprio di un pomo di sostanze odo-
rifere, del cui uso aveva appreso a Londra dal fratello maggiore Giorgio,
anch’egli medico, considerandolo utilissimo rimedio contro la peste
che nel 1564 aveva colpito la città, «da molti laudato, portandosi così
in mano et spesso odorandolo» . Vi fa riferimento nel suo trattato
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sulla peste anche Leonardo Fioravanti (1565), probabilmente noto a
37 Cfr. S. Cavallo, T. Storey, Healthy Living cit., p. 102, con riferimento a Castore
Durante (C. Durante, Il Tesoro della sanità, Venezia, 1643, pp. 9-10: palla odorata o
pomo d’ambra). Si rammenta che la prima edizione del trattato fu stampata a Roma nel
1586.
38 G. Daciano, Trattato della peste cit. L’autore delinea un «reggimento del vivere»
che i sani devono osservare in tempo di morbo fondato sull’osservanza delle sei cose
non naturali, cui si attiene anche Ingrassia secondo i parametri propri della medicina
del tempo (ivi, pp. 47-56). Tra i due autori, che pubblicano entrambi nel 1576, ci sono
diversi punti di contatto almeno su queste questioni.
39 Ivi, pp. 115-116. Ne parla anche Antonio Glisente, Trattato del regimento del vi-
vere; et delle altre cose che deveno usare gli huomini per preservarsi sani nelle tempe
pestilenti, Venezia, 1576, rifacendosi al Mattioli (Dioscoride).
40 Sul personaggio, cfr. L. Firpo, Borgarucci, Dizionario Biografico degli Italiani, vol.
12, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1971, ad vocem.
41 P. Borgarucci, Trattato di peste, composto in lingua italiana, Venezia, 1565, pp.
105-106.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)