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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica...   365


                    e composte, che tenessero conto dell’arte e del lavoro necessari nella
                    loro  composizione,  ma  anche  dei  costi  e  della  qualità  delle  materie
                    prime. Consapevole della diffusione di tali preparati e della facilità con
                    cui potevano essere procurati, stabilì controlli da parte del protome-
                    dico non solo sull’operato degli speziali, ma anche su tutti i «composi-
                    tori e somministratori di medicine» o venditori di aromi, al fine di pu-
                    nire falsificazioni e adulterazioni dei prodotti, sia che vendessero nelle
                    loro botteghe sia che operassero come ambulanti. Attenzione alla pre-
                    parazione dei medicamenti, sia composti sia semplici, e alla qualità
                    delle materie prime erano presupposti imprescindibili della cura dei
                    corpi, e non solo di quelli malati, nella convinzione che non bisognasse
                    aspettare ed esitare nel somministrarli al paziente («quando il malato
                    muoia  prima»),  ma  agire  anche  in  funzione  preventiva:  «né  bisogna
                    aspettare la malattia pericolosa (fino a quando il pericolo non si speri-
                    menti apertamente) perché così l’infermo non è prevenuto» .
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                    Giovanni Filippo Ingrassia e le res non naturales

                       Il pensiero di Ingrassia costituisce una testimonianza del grande inte-
                    resse che si sviluppa proprio nel corso del Cinquecento nei confronti della
                    medicina preventiva e del regime salutare di vita tanto più in una situa-
                    zione particolare quale il dilagare della peste: i suoi avvertimenti però
                    vanno spesso oltre questa contingenza e tracciano un modello comporta-
                    mentale valido per tutti i tempi. Era sua convinzione, infatti, che il medico
                    non dovesse occuparsi soltanto della cura del corpo malato, evitandone
                    la morte, ma dovesse intervenire per tempo in modo tale che l’infermo
                    fosse «prevenuto». Obiettivo della medicina non era infatti solamente la
                    guarigione attraverso la cura della malattia, ma anche la «preservatione»,
                    ossia  la  prevenzione,  che  vuol  dire  un  regime  «per  difendere  i  corpi
                    umani», e la consapevolezza che «tanto in preservare come in curar» oc-
                    corre «cercar di mutar vita» con l’acquisizione di un regime salutare co-
                    stante e ben tracciato . Delinea così un «reggimento preservativo» in cui
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                    condizioni ambientali, abitudini fisiche e motorie, alimentazione costitui-
                    vano i cardini per definire lo stile di vita dell’individuo, influenzandone il
                    benessere. Le sue raccomandazioni ci forniscono una visione affascinante
                    di come la teoria galenica possa essere tradotta in pratica nelle più gravi




                    «Mediterranea-ricerche storiche», n. 8 (2006), pp. 645-484. Sull’argomento cfr. anche
                    M. Garbelloti, Libri e letture di speziali. Cultura farmaceutica trentina tra fine Seicento e
                    inizio Settecento, «Medicina & Storia», a. VIII/15 (2008), pp. 102-126.
                       20  G.F. Ingrassia, Costituzioni e capitoli e giurisdizioni cit., p. 85.
                       21  Id., Informatione cit, parte III, cap. I, p. 418 [2].


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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