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                circostanze della peste ma anche a livello preventivo per mantenere la
                salute in generale.
                   Senza dubbio il medico siciliano si collega infatti alla letteratura
                vigente, Ippocrate e Galeno sono i suoi riferimenti , ma tiene conto
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                della epidemiologia contagionista di Fracastoro, come anche dell’im-
                portanza dell’esperienza e dell’osservazione del paziente derivata dai
                dettami metodologici di Paracelso. Il nucleo centrale del pensiero di
                matrice ippocratico-galenica era rappresentato dalle res non naturales,
                codificate dalla tradizione umoralistica in sei elementi regolabili attra-
                verso il comportamento e la volontà: alimentazione, ritenzione ed eva-
                cuazione,  clima  e  aria,  moto  e  quiete,  sonno  e  veglia,  passioni
                dell’animo. Si tratta di uno schema, che ci riporta agli albori della me-
                dicina greca e che transita nel medioevo attraverso la tradizione araba,
                come d’altra parte è ormai abbastanza noto . L’ambiente medico sa-
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                lernitano, col quale Ingrassia era entrato a stretto contatto, aveva già
                percorso questa traiettoria, riprendendola nel corso del Cinquecento
                attraverso la ripubblicazione a più riprese del corpus del Regimen Sa-
                nitatis  Salernitanum .  Indubbiamente  suscita  interesse  lo  sguardo
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                personale di Ingrassia – accademico di elevata statura – in questa di-
                rezione, ma anche l’ampliarsi dell’orizzonte per l’influenza della dot-
                trina dei seminaria di Fracastoro, come la sua attenzione alla dimen-
                sione reale della cura e dell’igiene, attraverso consigli e indicazioni che
                potevano facilmente essere messi in atto nella vita quotidiana, tanto
                più perché scritti in volgare – dettaglio non trascurabile. Appare inoltre
                particolarmente interessante il riferimento a usi e pratiche vigenti nel
                contesto  siciliano:  non  una  dimensione  astratta  dunque,  ma  forte-
                mente ancorata alla realtà del suo tempo con la competenza e l’auto-
                revolezza del medico severo e inflessibile, come dimostrò nella gestione
                dell’emergenza a Palermo nel 1575, dove emersero le sue notevoli ca-
                pacità organizzative .
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                   Come protomedico del regno ed esponente di punta della Deputa-
                zione di sanità affrontò la peste non solo sul piano teorico, in relazione


                   22  Si veda il trattato Igiene di Galeno in sei libri: in particolare Galeno, La salute (De
                sanitate  tuenda  -  Libro  I),  a  cura  di  Sabrina  Grimaudo,  Duepunti  edizioni,  Palermo,
                2012.
                   23  Per la tripartizione tra cose naturali, non naturali e contro natura, cfr. H. Mikkeli,
                Hygiene in the Early modern medical Tradition, Academia Scientiarum Fennica, Helsinki,
                1999, pp. 14-32. Sull’argomento cfr. anche L. García Ballester, On the Origin of the Six
                Non-Natural Things in Galen, in J. Kollesch, D. Nickel (eds.) Galen und das hellenistische
                Erbe, Franz Steiner Verlag, Stuttgart, 1993, pp. 105-115.
                   24  Cfr. A. Musi, La disciplina del corpo. Le Arti mediche e Paramediche nel Mezzogiorno
                moderno, Guida, Napoli, 2011, pp. 84-89.
                   25  Si rinvia a R. Cancila, Salute pubblica e governo dell'emergenza: la peste del 1575
                a Palermo, «Mediterranea-ricerche storiche», n. 37 (2016), pp. 231-272. Sulla gestione
                della peste a Palermo, cfr. anche S.K. Cohn, Cultures of Plague cit.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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