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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica... 375
passa o due fichi secchi con un po’ di zucchero. E se non bastasse,
raccomandava di ricorrere la sera a delle minestre di borragini, di bie-
tola, di spinaci, ecc., con passole e prugne damaschine disossate, che
potevano consumarsi anche in brodo di carne con olio o burro (butiro).
Nel caso poi tutti questi rimedi non avessero sortito alcun effetto, non
rimaneva che il ricorso almeno ogni settimana a «un supposto o ver
un crystiere […] per mollificare solamente le feccie et mandarle
fuora» . Più invasiva, ma considerata in alcuni casi necessaria, la pra-
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tica di cavar sangue, ossia la flebotomia, da eseguire però sotto «con-
siglio di dotto et esperto medico», che avrebbe valutato la presenza di
qualcuna delle ragioni che la rendevano consigliabile anche a fini pre-
ventivi secondo i principi della medicina dell’epoca. Poteva essere in-
fatti praticata – ma sempre sulla base di complesse valutazioni medi-
che – anche sui corpi sani in considerazione che il troppo sangue ap-
pesantiva il corpo e che a causa del suo calore poteva provocare delle
infiammazioni.
La dietetica di Ingrassia: le «regole universali del mangiare et bere»
Nella trattatistica medica cinquecentesca il cibo, collegato ai non
naturales, occupa una parte significativa, così come già in quella di
età medievale, ma nel corso del secolo anche i trattati scritti da medici
di professione mirarono a conquistare un pubblico più ampio, segno
della popolarità che il genere stava ormai acquisendo . Solitamente le
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indicazioni che si trovano nei trattati di medicina sono relative all’ali-
mentazione più appropriata per curare i malati. Eppure, se sul piano
teorico la distinzione tra alimento-nutrimento e alimento-medica-
mento può risultare netta, non lo è invece sul piano pratico, nella scrit-
tura delle ricette e delle prescrizioni alimentari .
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54 Ivi, cap. VII, p. 439 [21].
55 Sulla ripresa del modello galenico nel Cinquecento (1530-1570), cfr. K. Albala,
Eating Right in the Renaissance cit., pp. 30-36, che offre una panoramica della produ-
zione sulla dietetica in Europa. Lo studioso individua una fase di crisi del modello gale-
nico negli anni 1570-1650 e indica in Girolamo Cardano, Alessandro Petronio, Castore
Durante, Baldassare Pisanelli gli autori italiani più rappresentativi (ivi, pp. 36-39), ma
la sua analisi spazia anche sulla produzione francese e inglese. Per l’età medievale, cfr.
M. Nicoud, La dietetica medievale: testi e lettori, «Minerva», 23 (2010), pp. 15-34.
56 L. Prosperi, Nascere sotto il cavolo. Dietetica e procreazione in antico regime, Franco
Angeli, Milano, 2015, nota 13 dell’Introduzione. Segnalo in particolare tra le sue nume-
rosissime e ben note pubblicazioni il saggio di M. Montanari, Cultura dell’alimentazione,
in F. Cengarle (a cura di), L’Italia alla fine del Medioevo: i caratteri originali nel quadro
europeo II, Firenze University Press, Firenze, 2006, pp. 269-282, che evidenzia «l’al-
leanza strategica tra dietetica e gastronomia» nel contesto culturale italiano tra XV e
XVI secolo, che ne fa un vero e proprio modello di cultura gastronomica (ivi, p. 271).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)