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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica...   379


                    equilibrio  e  di  ragionevolezza,  preservandolo  dagli  eccessi .  Lenta-
                                                                               67
                    mente maturerà un modo diverso di pensare al cibo in termini gastro-
                    nomici senza le preoccupazioni e le rigidità di carattere medico, e in
                    contesti ormai liberi dai principi umorali .
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                       Il principio generale cui si attiene Ingrassia è che siano preferibili i
                    cibi secchi e freddi in quanto più digeribili di quelli ricchi di umidità,
                    più soggetti a putrefazione, «la quale corrompendosi, ben dice Galeno
                    che si converte in veleno». In molti casi però era possibile correggere
                    tali proprietà (complessione) con una cucina calibrata, miscelando sa-
                    pientemente gli ingredienti e procedendo con una cottura appropriata.
                    Un alimento di per sé cattivo, se mescolato con un altro può infatti
                    modificare le sue caratteristiche, divenendo persino utile e terapeu-
                    tico. Così cereali, legumi e ortaggi, che sono freddi e secchi, necessi-
                    tano di cottura per conseguire il giusto grado di calore e umidità; la
                    carne, la cui natura è umida e grassa, può essere temperata mediante
                    la cottura ad arrosto. La zucca, ad esempio, che di per sé è «di cattivo
                    nudrimento cholerico et atto ad infiammarsi», se cotta con qualcosa di
                    acre o in brodo grasso di carne diventa cibo «soave et lodabile». O an-
                    cora la mostarda con la carne di porco, le cipolle col pesce, la peperata
                    con la selvaggina. Emulsioni di «cose acetose» e aspre, come succo di
                    arance, limoni e aceto con l’aggiunta di spezie aromatiche (pepe, can-
                    nella, chiodi di garofano, noce moscata, zenzero e zafferano) in piccole
                    dosi  potevano  essere  poste  sulle  preparazioni,  specialmente  in  in-
                    verno, correggendo i cibi. Via libera perciò alle salse a base di aceto o
                    comunque di sapore acre come la salsa imperiale , l’ossizaccara (com-
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                    posizione di zucchero e aceto, generalmente usata per l’agrodolce), la
                    salsa verde  cruda e cotta secondo le preferenze.
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                       Un certo interesse Ingrassia rivolge al bere: «prima si mangi qualche
                    cosa, poi si beva, et non si incomincia, come fanno alcuni dal bere» .
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                    L’acqua, che oggi rappresenta la bevanda principale, non era molto
                    raccomandata in quanto era prelevata principalmente nei pozzi e si



                       67  Che nel secondo Cinquecento si sia aperta una fase nuova nel rapporto tra cibo e
                    medicina è esemplificato dai consigli culinari di Gerolamo Cardano (1560) o di Alessan-
                    dro Petronio (1581): cfr.  K. Albala, Eating Right in the Renaissance cit., pp. 261-263.
                       68  Ken Albala pone questo passaggio in Francia a metà del XVII secolo sino poi nel
                    Settecento  all’abbandono  completo  di  ogni  riferimento  alla  medicina  per  soddisfare
                    esclusivamente le esigenze del gusto (ivi, p. 285). Sulla vasta gamma di ingredienti di-
                    sponibili in età moderna e le loro caratteristiche, cfr. Id., Food in Early Modern Europe,
                    Greenwood Press, Westport, 2003.
                       69  La salsa imperiale si faceva con «malvagia, mostazzolo pesto, cannella pesta e
                    zucchero e s’adopera con gli arrosti» (V. Tanara, L’economia del cittadino in villa, libri
                    VII, Venezia, 1665, II, p. 112).
                       70  La salsa verde veniva usata per condire carne e pesce lesso, ma anche fritto. Per
                    le diverse composizioni, cfr. ivi, p. 111.
                       71  G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte III, cap. IV, p. 427 [10].


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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