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380 Rossella Cancila
temeva pertanto che fosse inquinata e non potabile . Il vino – ingre-
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diente peraltro presente in molti medicamenti – era indubbiamente più
diffuso: vecchio almeno di sei mesi, di buon odore, non troppo forte,
specialmente d’estate quando era preferibile berlo fresco, temperan-
dolo con acqua di fonte corrente, «delicata», perché conforta lo sto-
maco. Raccomanda di consumarlo con moderazione e di tenere sem-
pre in considerazione la diversità delle complessioni : chi ha lo sto-
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maco freddo, preferisce il più forte; a chi ha il fegato caldo si addice
meglio quello più leggero e annacquato.
Riguardo al colore, «che sia al color dell’oro, come noi diciamo
biondo» oppure del colore delle ciliegie, ma non molto rosso; quanto al
sapore non sia troppo dolce, né acetoso, ma con quel tanto di «agretto,
o come si dice garbetto», piacevole al gusto . Ingrassia però mette in
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guardia da un suo consumo in presenza di febbre pestifera: sulla base
dell’esperienza maturata durante la pestilenza del 1575 notò che al-
cuni infermi avevano provato sollievo nel berlo ed erano guariti, men-
tre altri invece erano morti lo stesso giorno, forse perché ne avevano
consumato in grandi quantità, «e si sono ammazzati con sue mani» .
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In verità egli è molto scettico nei confronti di quei medici che, supe-
rando la posizione di Galeno, ne approvavano l’uso in presenza di pe-
ste «con dire che fortifica, refocillando et regenerando detti spiriti» nella
convinzione invece che facesse «penetrare il pestifero veneno al cuore».
Esercizio fisico, sonno e veglia
Alla dieta, che doveva essere funzionale al benessere psico-fisico per-
sonale, si accompagnava un moderato esercizio fisico giornaliero: la
troppa fatica (ma anche bagni caldi, terme, frizioni fredde) soprattutto in
tempo caldo apriva i pori predisponendo al contagio, ma anche l’ozio e la
pigrizia aggregavano «humori crudi», ostruendo il fegato e disponendo
perciò il corpo alla putrefazione e alla contaminazione . L’attività fisica
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72 In ambito siciliano, può segnalarsi l’attenzione dedicata alla salubrità dell’acqua
da parte di Fortunato Fedeli nel suo De relationibus medicorum cit., l. I, capp. III-IV.
73 Sul largo consumo di vino in età moderna, cfr. D. Gentilcore, Food and Health in
Early Modern Europe cit., pp. 162-166. Si considerino l’associazione/somiglianza san-
gue-vino e le implicazioni religiose (cfr. ivi, p. 163, ma anche K. Albala, Eating Right in
the Renaissance cit., pp. 73-74).
74 G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte III, cap. IV, 427 [10].
75 Ivi, parte IV, cap. XXXIII, pp. 617-618 [192].
76 Dell’esercizio fisico si occupò anche Gerolamo Cardano nel De sanitate tuenda
(1560), che ne raccomandò la pratica per tutta la vita dall’infanzia alla vecchiaia, con
una intensità che doveva decrescere in età adulta. Su questo, cfr. E.B. English, Girolamo
Cardano and De sanitate tuenda: A Renaissance Physician’s Perspective on Exercise,
«Research Quarterly for Exercise and Sport», 53/4 (1982), pp. 282-290. Su Cardano si
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)