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Prevenzione e benessere in tempo di peste: cura della persona e dietetica... 381
moderata (ad esempio la passeggiata o la cavalcata, persino l’essere tra-
sportato in lettiga) era un ottimo antidoto alla febbre pestilenziale, purché
praticata ogni giorno al mattino e alla sera, dopo la prima digestione, pre-
feribilmente dopo l’evacuazione. Muoversi dunque con «suavità et pia-
cere», evitando ogni faticoso moto dopo il pasto, perché lo stomaco «si
allegra dell’essercitio, essendo voto, non dimeno, quando è pieno, desi-
dera abbracciarsi il suo cibo, per digerirlo, et percio vorrebbe star
quieto» . In questi suoi precetti Ingrassia sembra corrispondere più al
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pensiero di Cardano, da lui molto citato, che non all’ortodossia galenica,
rallacciandosi in tal modo alla tradizione rinascimentale che connetteva
benessere e longevità, individuando modelli comportamentali meno vigo-
rosi ma più utili e salutari .
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Fondamentale era anche una corretta regolazione del ritmo del
sonno (umido) e della veglia (secca), almeno sei ore di sonno e non più
di otto, meglio dormire di notte che di giorno per assecondare i diversi
flussi della circolazione sanguigna : il riposo diurno era preferibile su
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una sedia e non a letto, specialmente in inverno . La digestione risulta
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ancora una volta un elemento di fondamentale rilievo: meglio evitare
il sonno subito dopo il pasto, se non almeno dopo due ore.
Al tempo stesso Ingrassia poneva una certa attenzione al pericolo
del freddo e dell’umidità prodotte dal sonno, il cui aumento era consi-
derato causa di putrefazione. Ma colpisce l’attenzione del medico per
alcuni elementi che possono aver avuto una certa influenza sui muta-
menti della cultura del sonno già nel XVI secolo . Raccomandava di
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tenere a letto il capo più alto del corpo sopra più e alti guanciali, pre-
ferendo la posizione laterale ed evitando invece quella supina («il peg-
gio sito che ci sia»), ma anche quella a ventre in giù. In estate consi-
gliava l’uso dei materassi di lana e non di piuma, troppo calda, meglio
dormire sopra un cuoio «come usano hoggidì alcuni signori». Occor-
reva inoltre che le lenzuola fossero fresche, pulite, profumate d’estate
con viole, rose, foglie e fiori di mortella, fiori di aranci e sandalo; d’in-
verno con fiori di rosmarino, aranci, cedri, lauro, acqua nanfa o acqua
veda anche N.G. Siraisi, The Clock and The Mirror - Girolamo Cardano and Renaissance
Medicine, Princeton University Press, Princeton, 1997.
77 G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte III, cap. V, p. 434 [16].
78 A. Arcangeli, Del moto e della quiete. Esercizio e igiene nella prima età moderna,
«Medicina & Storia», 8, 2004, pp. 47-49.
79 Il calore e la luce del sole «tirano il sangue dal centro alla circonferenza, et il sonno
facendo il contrario darebbe violenza alla natura», G.F. Ingrassia, Informatione cit., parte
III, cap. VI, p. 434 [17].
80 Su questa raccomandazione che si diffonde nella letteratura nella seconda metà
del XVI secolo, cfr. S. Cavallo, T. Storey, Healthy living cit., p. 121.
81 Ivi, p. 115.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)