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Eigenkirche ed Eigenkloster nella Sicilia normanna? Nuovi spunti... 287
Ruggero I) avevano, infatti, costruito l’omonima chiesa di Siracusa,
donata da Adelicia nel 1140 alla Cattedrale di Cefalù.
La charta redatta nel maggio del 1158 stabiliva le norme per la fon-
dazione del monastero benedettino femminile . Nel documento, Ade-
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licia statuiva innanzitutto che all’interno del cenobio, oltre alla madre
superiora, potessero dimorarvi soltanto dodici monache: solamente
nel caso in cui una consanguinea della domina avesse deciso di mo-
nacarsi, allora era consentito derogare a questa regola . Oltre a pre-
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gare per i congiunti della fondatrice, le moniales erano altresì obbligate
a educare le vergini accolte all’interno del collegium, istituito nei me-
desimi locali del monastero. Pertanto, Adelicia desiderava che il ceno-
bio divenisse non solo un centro spirituale, specializzato nella recita
delle preghiere e nella trasmissione della memoria , tramite la cele-
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brazione dei riti liturgici in suffragio delle anime, ma anche un istituto
di carità e di pietà cristiana. Sperava, insomma, che il monastero di
santa Lucia potesse diventare un punto di riferimento essenziale per
la popolazione della terra di Adrano, in grado di assistere i più biso-
gnosi attraverso la riqualificazione sociale del territorio. In questo
senso, Adelicia aveva espressamente comandato alle monache di di-
stribuire ai poveri pane, vino e legumi sia in occasione delle più im-
portanti ricorrenze del calendario liturgico, sia nei giorni degli anni-
versari della morte dei fondatori .
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La charta del 12 maggio 1158 stabiliva che le moniales «officium et
ordinem teneant secundum Cassinensem ecclesiam» e che inoltre
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tutte le religiose fossero tenute a consumare i pasti nel refettorio, a
dormire in celle identiche e ad abbigliarsi in egual maniera . Per
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quanto riguarda il vestiario, Adelicia aveva comandato che il corredo
46 C.A. Garufi, I conti di Montescaglioso cit., p. 357.
47 Ibidem.
48 L. Scalisi, Obbedientissime ad ogni ordine cit., p. 30.
49 C.A. Garufi, I conti di Montescaglioso cit., p. 353.
50 Ibidem. Le moniales seguivano la regola di san Benedetto. La regola dell’Ordine è
il risultato di una lunga evoluzione. Notizie sulle prime regole monastiche si ritrovano
in S. Pricoco, L’isola dei santi. Il cenobio di Lerino e le origini del monachesimo gallico,
Edizioni dell’Ateneo e Bizzarri, Roma 1978 e in Id. (a cura di), La regola di San Benedetto
e le regole dei padri, Verona 1995; F.E. Consolino, Il monachesimo femminile nella Tarda
Antichità cit., pp. 33-45; M. Venticelli, Il monachesimo femminile. Origini e sviluppo, «I
quaderni del Mediae Aetatis Sodalicium», IV (2001), pp. 57-88. Per quanto riguarda la
regola benedettina utilizzata all’interno dei monasteri si rinvia a S. de Lazare, L’utilisa-
tion de la Règle de Saint Benoît dans les monastères feminis, in San Benedetto nel suo
tempo. Atti del VII Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo, Fondazione CI-
SAM, Spoleto 1982, pp. 527-549; Id., Règles monastiques au féminin. Dans la tradition
de Benoît et Colomban, Abbaye de Bellefontaine, Bégrolles-en-Mauges 1996. Inoltre, si
rimanda all’importante lavoro di L. Cremaschi (a cura di), Regole monastiche femminili,
Einaudi, Torino 2003.
51 C.A. Garufi, I conti di Montescaglioso cit., p. 353.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)