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I Chiaromonte tra Ventimiglia e Palizzi 305
Usciti di scena i Palizzi, i Chiaromonte non abbandonarono la poli-
tica filo-angioina.
Poco dopo i Ventimiglia ritrovarono uno spazio sul palcoscenico
della politica isolana, poiché 1354 re Ludovico restituì ai figli di Fran-
cesco I e Margherita le contee di Geraci e Collesano, le terre e i castelli
confiscati al padre .
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Matteo Villani afferma che il conte Simone Chiaromonte divenne il
capo «della setta delli Italiani» , quindi, toccò a lui guidare la coali-
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zione filo-angioina che riuscì a occupare Palermo, Trapani, Marsala,
Mazara, Lentini, Augusta, Siracusa e Messina . Secondo il cosiddetto
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Michele da Piazza, Simone avrebbe chiesto invano a Luigi di Taranto,
marito della regina Giovanna I di Napoli, il permesso di sposare la
principessa Bianca, sorella di Federico IV (salito al trono nel 1355),
prigioniera degli Angioini, divorziando da Venezia Palizzi . Rassegna-
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tosi a malincuore, Simone comunicò a Federico IV che il matrimonio
con Venezia non era stato ancora consumato, perché la sposa si tro-
vava a Catania, e chiese d’inviarla a Messina. Il consiglio regio diede
parere favorevole, ma Venezia, scossa dai tragici eventi che avevano
travolto la sua famiglia, iniziò a piangere a dirotto, temendo di essere
uccisa da Simone . Nonostante tutto, la nobildonna si dovette trasfe-
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rire a Siracusa. Sul piano patrimoniale, le sorelle Palizzi rimanevano
ottimi partiti, poiché nell’agosto del 1355 re Ludovico aveva assegnato
a Venezia e Isabella tutti i beni allodiali e feudali che il padre Matteo
possedeva in Val di Noto, compreso il fortilizio di Castelluccio (che
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sarà restituito a Francesco II Ventimiglia nel 1361 ).
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Il 3 agosto 1356 re Federico IV ordinò a Orlando Aragona di non
permettere che Simone portasse avanti la causa di divorzio, avviata
presso la Curia vescovile di Siracusa, di sottrarre Venezia dalle mani
del marito e di trasferirla via mare a Catania, dove risiedeva il re .
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L’ordine lascia immaginare che Simone volesse sbarazzarsi di Venezia
con ogni mezzo, anche violento. Il 1° novembre 1356 Venezia lasciò
Siracusa per accompagnare a Catania la sorella Isabella, che doveva
52 O. Cancila, Castelbuono medievale e i Ventimiglia cit., pp. 60-63.
53 Matteo Villani, Cronica, a cura di G. Porta, Ugo Guanda Editore, Parma, 1995, vol.
I, lib. IV, cap. III, p. 475.
54 P. Sardina, Palermo e i Chiaromonte, pp. 35-44.
55 Michele da Piazza, Cronaca cit., p. 314.
56 «Que dum premissa ad aures predicte domine pervenissent, in maximis singulitis
lacrimisque prorupuit. […] sciverat enim, quod non pro matrimonii conjunctione, ymmo
pro sue persone interitu hoc tractabatur […]». (Ivi., pp. 319).
57 A. Marrone, Repertorio della feudalità cit., p. 314. Il 12 agosto 1356 il re confermò
il provvedimento.
58 Ivi, p. 444.
59 G. Cosentino, (a cura di), Codice diplomatico di Federico III di Aragona re di Sicilia
(1355-1377), Società siciliana per la Storia patria, Palermo, 1885, doc. CCXXXV.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)