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306 Patrizia Sardina
sposare Giovanni, figlio del conte Blasco Alagona. Dopo le nozze, a
lungo rimandate per la morte del conte Matteo, gli sposi si recarono a
Naso; invece, Venezia restò prudentemente a Catania .
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La vita di Simone ebbe un tragico ed enigmatico epilogo. Il 18 marzo
1357 re Federico IV comunicò agli abitanti della contea di Modica che
due giorni prima Simone era morto a Messina «sumpto […] poculo ve-
nenoso» e intendeva revocare la contea al demanio regio, per liberarli
dal giogo della baronia . Secondo Matteo Villani, il conte si ammalò e
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morì nell’arco di una settimana e si sospettò che Luigi di Taranto
l’avesse fatto assassinare per bloccare un progetto politico auto-
nomo . Il cosiddetto Michele da Piazza riferisce che Simone morì a
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Messina «de infirmitate devictus» e lì fu sepolto, con grande gioia della
vedova Venezia e immenso dolore di tutta la famiglia Chiaromonte,
soprattutto del cugino Manfredi III che assistette alla morte e partecipò
ai riti funebri .
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4. Tre matrimoni e un soffitto
Nel pieno della lotta tra la parzialità latina e quella catalana, quando
Chiaromonte e Ventimiglia militavano su fronti opposti, Francesco II
Ventimiglia, secondogenito di Francesco I, aveva sposato Elisabetta, fi-
glia del cavaliere messinese Nicolò Lauria, e di una componente della
famiglia Spatafora. Nicolò sosteneva la fazione catalana e morì nel gen-
naio del 1348, cadendo o gettandosi in mare per non finire nelle mani
dei Palizzi, quando la sua nave fu speronata da una galea nemica. Mi-
chele da Piazza afferma che Matteo Palizzi si sarebbe addolorato profon-
damente per la morte di Nicolò perché non era riuscito a vendicarsi («as-
serens in corde suo amodo omnem spem ulciscendi de dicto domino
Nicolao esse derelictam») e descrive lo scempio del suo corpo , simile a
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quello riservato al cadavere del consuocero Francesco I.
I rapporti tra i Ventimiglia e i Chiaromonte si rasserenarono sol-
tanto nel 1361, quando Federico IV perdonò tutti i membri della fami-
glia Chiaromonte – compresi Manfredi II, Enrico I e Simone ormai de-
funti, sebbene in passato avessero usurpato diritti e beni demaniali
«pro eorum libito voluntatis» – con la giustificazione che non avevano
60 Michele da Piazza, Cronaca cit., pp. 313-314.
61 G. Cosentino, (a cura di), Codice diplomatico cit., docc. CCCCLXI e CCCCLXII.
62 F.P. Tocco, Niccolò Acciaiuoli. Vita e politica in Italia alla metà del XIV secolo, Isti-
tuto storico italiano per il Medio Evo, Roma, 2001, p. 267.
63 Michele da Piazza, Cronaca cit., p. 319.
64 Ivi, pp. 109-111. Un’altra figlia di Nicolò, Lucia, divenne badessa del monastero
basiliano di San Salvatore di Palermo (P. Sardina, Per gli antichi chiostri, Palermo Uni-
versity Press, Palermo, 2020, pp. 84-85).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)