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I Chiaromonte tra Ventimiglia e Palizzi                          309


                    sposo s’impegnò a restituire la dote al suocero Francesco II in caso di
                    morte sua o della promessa sposa e costituì un dodarium (donazione
                    del marito per le nozze) di 400 onze .
                                                       74
                       Vale la pena sottolineare il tempismo di Francesco II Ventimiglia,
                    che diede in sposa Elisabetta a Giovanni III nel 1363, ossia lo stesso
                    anno in cui Federico III Chiaromonte morì e il sovrano autorizzò il ni-
                    pote Giovanni III ad assumere la guida della famiglia e il regimen di
                    Palermo . Il passaggio del testimone avvenne senza particolari scos-
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                    soni e nel 1364 la potenza dei Chiaromonte era tale che Pierre Ameilh,
                    arcivescovo  di  Napoli,  sosteneva  che  erano  «majores  et  potentiores
                    quam rex in Insula illa» .
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                       L’ingerenza del papato nelle vicende pubbliche e private delle fami-
                    glie feudali isolane rimase forte e determinante. Nel 1372 Gregorio XI
                    ordinò a Giovanni III di consolidare il controllo della città di Agrigento,
                    in qualità di domicellus della diocesi; e a Francesco II di non fare spo-
                    sare le figlie nubili, Eufemia ed Eleonora, senza averlo prima consul-
                    tato . Nel citato testamento del 15 gennaio 1372, Elisabetta Lauria
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                    lasciò alla figlia Eufemia la parte di iocalia (oggetti preziosi) posseduti
                    in comune con il marito e i figli; a Elisabetta, moglie di Giovanni III,
                    due anelli con smeraldi, un Agnus Dei e dichiarò che le doveva 40 fio-
                    rini. La testatrice vantava un credito di oltre 300 fiorini da Giovanni
                    III, che però le aveva consegnato perle del valore di circa 600 fiorini,
                    cosicché, a conti fatti, il genero doveva avere circa 300 fiorini . Nel
                                                                                  78
                    1374 Giovanni III morì e la vedova Elisabetta si risposò con Enrico
                    Rosso con una dote di 1.500 onze , ossia dello stesso valore di quella
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                    che il padre aveva assegnato al primo marito.
                       La terzogenita di Francesco II, Eufemia, sposò il conte Manfredi III
                    Chiaromonte, figlio naturale di Giovanni il Giovane, nato da una lunga
                    relazione con una donna della quale ignoriamo il nome . Dopo avere
                                                                          80


                       74  E. Mazzarese Fardella (a cura di), Il tabulario Belmonte cit., doc. 25, pp. 78-81.
                       75  Re Federico IV annunciò la decisione a Giovanni III il 6 marzo 1363, in risposta
                    alla lettera con la quale Giovanni III gli aveva comunicato la morte dello zio (Asp, P, reg.
                    1, c. 277r).
                       76  P. Sardina, L’articolata struttura familiare, culturale e politica dei Chiaromonte, in
                    A.I. Lima (a cura di), Lo Steri dei Chiaromonte a Palermo, Plumelia, Palermo, 2015, vol.
                    I, p. 27.
                       77  G. Mollat, Lettres secrètes et curiales du pape Grégoire XI (1370-1378), E. de Boc-
                    card, Paris, 1962, nn. 1060 e 1395.
                       78  E. Mazzarese Fardella (a cura di), Il tabulario cit., pp. 92-102.
                       79  O. Cancila, Castelbuono medievale e i Ventimiglia cit., p. 85.
                       80  La solidità della relazione si deduce dal fatto che Manfredi ebbe almeno due so-
                    relle, con le quali mantenne rapporti: Angela, badessa di Santa Chiara di Palermo, e
                    Costanza, moglie del magnificus dominus Viterio Vignono, che nel 1389 era signore di
                    Ragusa, rettore e vicario della contea di Modica, dove abitava in un hospicium posto nei
                    pressi del castello (P. Sardina, L’articolata struttura familiare cit., p. 30).


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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