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I Chiaromonte tra Ventimiglia e Palizzi 311
morte di Federico IV, quando il controllo della Sicilia passò nelle mani
dei quattro vicari che governarono in nome della fragile e inconsistente
regina Maria, unica erede legittima di re Federico IV, ossia Manfredi
III Chiaromonte, Francesco II Ventimiglia, Artale Alagona, conte di Mi-
stretta, e Guglielmo Peralta, conte di Caltabellotta . La posizione di
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Manfredi III nei confronti di Pietro IV si distingueva allora da quella
degli altri vicari. In una lettera del 26 febbraio 1378, il re comunicò
che Gilabert de Cruilles e Johan de Monbuy, inviati in Sicilia per trat-
tare con i baroni siciliani, al loro rientro avevano riferito che tutti erano
disposti a consegnargli il Regno di Sicilia, tranne Manfredi III .
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Secondo Ferdinando Bologna, il metodo adottato nell’iconografia
dello Steri è l’argomentazione per exempla, tipica della letteratura di-
dattica e religiosa medievale. Il contenuto del discorso sono gli esempi
positivi di buone donne, fedeli e oneste, contrapposti a quelli negativi
di cattive donne, infedeli e intriganti, e le storie del soffitto celebrano
un evento privato: il matrimonio tra Manfredi III ed Eufemia .
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Invece, per Licia Buttà non si può parlare «di un vademecum cen-
trato sul ruolo della donna». A suo parere, quando fu realizzato il ciclo
pittorico, la Sala Magna non era uno spazio privato, ma una sede pub-
blica, «adibita all’esercizio del potere», dove Manfredi III amministrava
la giustizia cittadina e organizzava la difesa militare , quindi, le nu-
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merose storie dedicate al tema della giustizia e alle virtù del principe
servivano a legittimare il potere del vicario . Dall’analisi puntuale
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delle scene presenti nel soffitto si evince l’esistenza «di un programma
politico manifestato attraverso un discorso retorico visivo» .
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Francesco Carapezza ha espresso dubbi «sur l’interprétation univo-
que et globalisante» di Bologna e, partendo da una prospettiva storico-
filologica, ha suggerito di utilizzare più chiavi e livelli di lettura. Le
storie centrali, lunghe e articolate, nasconderebbero «une transposi-
tion légendaire» degli avvenimenti fondamentali della vita di Manfredi
III e della sua famiglia «visant l’autocélebration lignagère». Nel suo in-
sieme, il soffitto può essere letto come un libro di memorie, in cui le
88 Su Maria, cfr. M.R. Lo Forte, C’era una volta una regina, Liguori, Napoli, 2003, pp.
1-129.
89 Aca, Canc., reg. 1261, c. 42r-v.
90 F. Bologna, Il soffitto della Sala Magna allo Steri di Palermo, Flaccovio Editore,
Palermo, 1975, pp. 215-223.
91 L. Buttà, La struttura, l’ordito e le sue fonti in relazione all’area mediterranea, in
A.I. Lima (a cura di), Lo Steri dei Chiaromonte cit., vol. II, pp. 117-118.
92 L. Buttà, Storie per governare: iconografia giuridica e del potere nel soffitto dipinto
della Sala Magna del palazzo Chiaromonte Steri di Palermo, in Ead. (a cura di), Narra-
zione, exempla, retorica. Studi sull’iconografia dei soffitti dipinti nel medioevo mediterra-
neo, Palermo, 2013, p. 77.
93 Ivi, p. 118.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)