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Sulle tracce delle principesse migranti. Un dossier siciliano 695
dopo quattordici anni di matrimonio, e grazie alle preghiere di un
sant’uomo, fra’ Gerardo Cagnoli, terziario francescano di origine piemon-
tese approdato al convento francescano di Palermo dopo lunghe peregri-
nazioni nell’Italia meridionale, preghiere rivolte a s. Ludovico d’Angiò
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nacque l’erede, chiamato appunto Ludovico. Un altro maschio, Fede-
rico, nascerà solo dopo la morte del padre. Le preghiere al santo an-
gioino tanto vivamente raccomandate dal frate che aveva conosciuto
bene anche l’Italia meridionale potrebbero essere lette anche come una
condanna della guerra e un invito alla pacificazione.
Ma la morte di Federico III, seguita, dopo soli cinque anni, da quella
di Pietro, accentua l’isolamento della Sicilia e provoca una grave scis-
sione nella famiglia reale, mettendo in contrasto la regina vedova, che
si appoggiava alle grandi famiglie cosiddette latine, in gran parte im-
migrate in Sicilia dopo il Vespro (Palizzi, Chiaromonte, Uberti) e il co-
gnato Giovanni duca d’Atene, tutore di Ludovico, ancora minore, che
si appoggiava alle famiglie catalane, Alagona e Peralta.
Fallito, malgrado un viaggio in Tirolo di Elisabetta, il matrimonio tra
Beatrice e il giovane conte di Görz , la regina riuscì ancora nel 1345 ad
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organizzare il matrimonio della figlia con Roberto, conte del Palatinato ,
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e quello della giovane cognata Margherita con lo zio di Roberto, Rodolfo,
vedovo da tempo di sua sorella Anna e già avanti negli anni, mettendo
80 Ivi, p. 319, nota; inoltre M. Bacci, Le bienheureux Gérard de Valenza, O.EM. :
images et croyances dans la Toscane du XIVe siècle., «Revue Mabillon» ». n.s.. 1.12 (= t.
731, 2001), pp. 97 sg: «sa renommée naquit, en premier lieu, de la grande dévotion qu’il
portait à un nouveau saint, Louis de Toulouse, qu’il honorait en se tenant jour et nuit
dans sa chapelle (située tout près de l’entrée) à prier sans cesse devant son image. La
ferveur de sa dévotion était si intense qu’il pouvait entrer en lévitation en regardant le
portrait du saint peint sur un mur et guérir des malades au moyen de l’huile de la
lampe accrochée devant la fresque; ses miracles étaient tout à la fois extraordinaires et
humbles, comme cette réparation tenant du prodige qu’on lui attribua, d’un vase de
nuit qui s’était cassé en tombant de ses mains».
81 U. Deibel, La reyna Elionor cit., p. 373 (la traduzione dal catalano è mia): «Pochi
anni dopo si facevano trattative matrimoniali per unire Giovanni Enrico di Görz a Bea-
trice, figlia di Elisabetta, in maniera di consolidare le relazioni siculo-goriziane, al qual
fine già prima, nel 1330, si era avviato un progetto di nozze tra il duca d’Austria Otto il
gioviale e una figlia di re Pietro II di Sicilia. Tutto era già stato stabilito: la dispensa era
stata concessa, le promesse già convenute, ed erano state prese tutte le disposizioni
relative alla dote, con le quali si assicurava alla figlia di re Pietro una futura partecipa-
zione a tutti i diritti di Eufemia, e, infine, nella primavera del 1335, Elisabetta aveva
fatto ancora un viaggio in Tirolo, quando, improvvisamente, e per motivi sconosciuti, i
progetti di matrimonio dovettero essere abbandonati.». Pare che la madre del giovane
conte abbia preferito legare il figlio alla nascente potenza degli Asburgo, fidanzandolo
ad Anna, figlia di Federico il bello, ma Giovanni Enrico morì prima di raggiungere la
maggiore età.
82 La dispensa di Clemente VI è del 14 marzo 1345: A. Koch, J. Wille (a cura di),
Regesten der Pfalzgrafen am Rhein 1214 - 1400, Innsbruck, 1894, p. 389, doc. n. 6640.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)