Page 169 - 1
P. 169

Sulle tracce delle principesse migranti. Un dossier siciliano    695


                    dopo  quattordici  anni  di  matrimonio,  e  grazie  alle  preghiere  di  un
                    sant’uomo, fra’ Gerardo Cagnoli, terziario francescano di origine piemon-
                    tese approdato al convento francescano di Palermo dopo lunghe peregri-
                    nazioni nell’Italia meridionale, preghiere rivolte a s. Ludovico d’Angiò
                                                                                       80
                    nacque l’erede, chiamato appunto Ludovico. Un altro maschio, Fede-
                    rico, nascerà solo dopo la morte del padre. Le preghiere al santo an-
                    gioino tanto vivamente raccomandate dal frate che aveva conosciuto
                    bene anche l’Italia meridionale potrebbero essere lette anche come una
                    condanna della guerra e un invito alla pacificazione.
                       Ma la morte di Federico III, seguita, dopo soli cinque anni, da quella
                    di Pietro, accentua l’isolamento della Sicilia e provoca una grave scis-
                    sione nella famiglia reale, mettendo in contrasto la regina vedova, che
                    si appoggiava alle grandi famiglie cosiddette latine, in gran parte im-
                    migrate in Sicilia dopo il Vespro (Palizzi, Chiaromonte, Uberti) e il co-
                    gnato Giovanni duca d’Atene, tutore di Ludovico, ancora minore, che
                    si appoggiava alle famiglie catalane, Alagona e Peralta.
                       Fallito, malgrado un viaggio in Tirolo di Elisabetta, il matrimonio tra
                    Beatrice e il giovane conte di Görz , la regina riuscì ancora nel 1345 ad
                                                    81
                    organizzare il matrimonio della figlia con Roberto, conte del Palatinato ,
                                                                                      82
                    e quello della giovane cognata Margherita con lo zio di Roberto, Rodolfo,
                    vedovo da tempo di sua sorella Anna e già avanti negli anni, mettendo


                       80   Ivi,  p.  319,  nota;  inoltre  M.  Bacci,  Le  bienheureux  Gérard  de  Valenza,  O.EM.  :
                    images et croyances dans la Toscane du XIVe siècle., «Revue Mabillon» ». n.s.. 1.12 (= t.
                    731, 2001), pp. 97 sg: «sa renommée naquit, en premier lieu, de la grande dévotion qu’il
                    portait à un nouveau saint, Louis de Toulouse, qu’il honorait en se tenant jour et nuit
                    dans sa chapelle (située tout près de l’entrée) à prier sans cesse devant son image. La
                    ferveur de sa dévotion était si intense qu’il pouvait entrer en lévitation en regardant le
                    portrait du saint peint sur un mur et guérir des malades au moyen de l’huile de la
                    lampe accrochée devant la fresque; ses miracles étaient tout à la fois extraordinaires et
                    humbles, comme cette réparation tenant du prodige qu’on lui attribua, d’un vase de
                    nuit qui s’était cassé en tombant de ses mains».
                       81  U. Deibel, La reyna Elionor cit., p. 373 (la traduzione dal catalano è mia): «Pochi
                    anni dopo si facevano trattative matrimoniali per unire Giovanni Enrico di Görz a Bea-
                    trice, figlia di Elisabetta, in maniera di consolidare le relazioni siculo-goriziane, al qual
                    fine già prima, nel 1330, si era avviato un progetto di nozze tra il duca d’Austria Otto il
                    gioviale e una figlia di re Pietro II di Sicilia. Tutto era già stato stabilito: la dispensa era
                    stata concessa, le promesse già convenute, ed erano state prese tutte le disposizioni
                    relative alla dote, con le quali si assicurava alla figlia di re Pietro una futura partecipa-
                    zione a tutti i diritti di Eufemia, e, infine, nella primavera del 1335, Elisabetta aveva
                    fatto ancora un viaggio in Tirolo, quando, improvvisamente, e per motivi sconosciuti, i
                    progetti di matrimonio dovettero essere abbandonati.». Pare che la madre del giovane
                    conte abbia preferito legare il figlio alla nascente potenza degli Asburgo, fidanzandolo
                    ad Anna, figlia di Federico il bello, ma Giovanni Enrico morì prima di raggiungere la
                    maggiore età.
                       82  La dispensa di Clemente VI è del 14 marzo 1345: A. Koch, J. Wille (a cura di),
                    Regesten der Pfalzgrafen am Rhein 1214 - 1400, Innsbruck, 1894, p. 389, doc. n. 6640.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   164   165   166   167   168   169   170   171   172   173   174