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                ambasciatori armeni in Sicilia ispirò a Giovanni Boccaccio la settima
                novella della quinta giornata del Decameron, ambientata a Trapani.
                Dieci anni dopo Leone, che «per amore della moglie si dilettava co’ ba-
                roni e cavalieri latini, che più gli piacea i lor costumi che quelli degli
                Ermini, e quanta buona gente di ponente capitava in sua corte gli ri-
                tenea a suo soldo, chi a cavallo e chi a piè», e continuava a sperare in
                aiuti contro i saraceni dal papa e dal re di Francia fu ucciso dai suoi
                baroni . Di nuovo vedova, tornata ancora in Sicilia  , dove intanto
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                era morto il padre, col prestigio che le veniva dall’aver cinto tre volte
                la corona  e col suo ricco dotario, ormai quasi quarantenne, Costanza
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                si sposò ancora con un altro Lusignano, Giovanni, poi principe d’An-
                tiochia,  pronipote  del  primo  marito,  appena  ventenne .  Sarebbe
                                                                        68
                morta pochi anni dopo, con tutta probabilità di peste, senza aver avuto
                figli da nessuno dei suoi tre mariti. Alcuni particolari della sua biogra-
                fia lasciano percepire una forte personalità: dopo appena un anno da
                regina, quattordicenne, a Cipro, affianca la suocera nei rapporti con il
                papa; dopo la morte del primo marito reagisce vigorosamente ai pette-
                golezzi organizzando tempi e modi del ritorno in Sicilia, e ritengo che
                abbia deciso e trattato in prima persona il terzo matrimonio (al mo-
                mento del suo ritorno in Sicilia regnava il piccolo Ludovico, ed era vi-
                cario del Regno il minore dei suoi fratelli, Giovanni, nato quando lei
                era partita per Cipro, mentre crescevano i contrasti tra «latini» e «ca-
                talani»). Bambina, giovane donna, donna matura, Costanza sembra
                decisa a fare il possibile per controllare il suo destino.
                   La quantità e varietà dei progetti matrimoniali riguardanti la pri-
                mogenita sono un chiaro segno di quanto Federico III, ben consapevole
                dell’isolamento  della  Sicilia,  cercasse  di  servirsi  del  capitale  umano
                rappresentato dalle sue figlie per trovare nuovi contatti che lo aiutas-
                sero a superare l’accerchiamento. Il progetto di un matrimonio che
                legasse la famiglia reale siciliana a quella dell’imperatore in carica era
                già in atto nel 1311, tra Pietro, il maggiore dei figli maschi di Federico
                e la figlia minore dell’imperatore Enrico VII del Lussemburgo. Il pro-
                getto di matrimonio col figlio di Ludovico il Bavaro che non era andato
                in porto per Costanza riuscì invece nel 1328 per la seconda delle figlie
                di Federico III, Elisabetta, nata nel 1309. Lo sposo, Stefano, che in


                   65  G. Villani, Cronica, l. XIII, XL. Anche per Villani, come per Muntaner, mi limito ad
                indicare il capitolo.
                   66  Il 3 febbraio 1343 Pietro IV d’Aragona indirizza anche a lei le felicitazioni per l’av-
                venuta incoronazione di Ludovico: S. Fodale, Su l’audaci galee cit., p. 55.
                   67  Era stata incoronata regina di Cipro a Nicosia, e regina di Gerusalemme a Famagosta.
                   68  V. sopra, nota 52.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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