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Ferrante d’Aragona: un figlio naturale per il trono di Napoli    705


                    principalmente alle cure del Corella. A lui fu dato l’incarico, insieme
                    con altri validi maestri spagnoli, di istruirlo nelle discipline general-
                    mente insegnate ai rampolli delle famiglie reali, come nel caso del suo
                    stesso genitore, al quale nei primi anni di vita erano state impartite
                    lezioni di grammatica, poetica, filosofia, astronomia «nel solco della lo-
                    devole  tradizione  della  corte  di  Castiglia»,  presso  la  quale  era  stato
                    educato . Tra i maestri di Ferrante durante la sua permanenza a Va-
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                    lenza è possibile che, accanto a intellettuali ispanici, vi sia stato anche
                    Diomede Carafa, nobiluomo napoletano trasferitosi in Spagna al se-
                    guito di Alfonso, di cui era stato fervente fautore sin dal suo primo
                    arrivo a Napoli nel 1421. Fu infatti presso la reggia di Valenza, fre-
                    quentata  per  un  certo  periodo  da  entrambi,  che  ebbe  origine  «la
                    schietta e calda amicizia che legò il colto gentiluomo partenopeo al
                    secondo monarca aragonese di Napoli, il quale conservò vivo il ricordo
                    delle cure che il Carafa aveva avuto per lui negli anni della sua fan-
                    ciullezza». Ximenez Perez de Corella continuò a occuparsi dell’educa-
                    zione del giovane Ferrante anche dopo il suo arrivo nel Regno di Na-
                    poli, dove più tardi, per coadiuvarlo nell’istruzione del figlio, Alfonso
                    fece venire altri spagnoli, tra cui il suo confessore Bernardo Miguel,
                    che ne avrebbe curato la formazione religiosa, il maggiordomo Pietro
                    Sans, maestro di cerimonie e l’elemosiniere Antonio Perez. Questi di-
                    gnitari avrebbero costituito il primo nucleo della corte che, secondo la
                    tradizione delle case reali e della stessa dinastia dei Trastàmara, il so-
                    vrano aragonese aveva predisposto per il figlio, che nelle sue intenzioni
                    avrebbe dovuto succedergli a Napoli .
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                        Sulla scia della tradizione culturale ispanica – propensa in campo
                    pedagogico  allo  studio  delle  materie  religiose,  che  avevano  notevol-
                    mente influito sulla formazione giovanile del padre – a Ferrante furono
                    insegnate la teologia, la sacra scrittura e la patristica. La disciplina
                    per la quale il figlio del re d’Aragona – alieno in età matura da interessi
                    speculativi e metafisici – manifestò tuttavia maggiore predisposizione
                    fu il diritto civile e canonico. Attraverso di esso rivelò infatti quello
                    spirito fondamentalmente realistico, che ne avrebbe caratterizzato la
                    condotta politica, come avrebbe messo in evidenza Bartolomeo Facio
                    nella biografia del Magnanimo . Suoi principali docenti furono per il
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                    diritto canonico il già citato vescovo di Valenza, Alfonso Borgia, e per
                    quello civile Paride Del Pozzo, uno dei maggiori giuristi napoletani del
                    secolo XV. L’inclinazione di Ferrante per lo studio del diritto lo avrebbe


                       14  G. Caridi, Alfonso il Magnanimo cit., pp. 18-19.
                       15  E. Pontieri, Per la storia del regno di Ferrante I cit., pp. 33-34.
                       16  B. Facio, De rebus gestis ab Alphonso I, neapolitano rege, tomo IV, Gravier, Napoli
                    1769, pp. 232-233.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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