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                l’attenzione di Alfonso dal Regno di Napoli mediante alcune sortite fa-
                vorite da Carlo VII alle frontiere dei Regni ispanici della Corona d’Ara-
                gona. Se nessun pericolo sembrava provenire dalla Castiglia, al cui
                interno si era venuto a determinare un duro scontro fra due contrap-
                poste fazioni , andavano invece rafforzati i confini con la Francia. Si
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                erano  infatti  costituite  bande  armate  che  compivano  scorrerie  alle
                frontiere del Rossiglione, destando grande apprensione negli Stati ara-
                gonesi e in particolare nel principato di Catalogna. Si sospettava che
                dietro queste imprese banditesche vi fosse il re di Francia, che per
                compiacere il duca d’Angiò intendeva destabilizzare i Regni del sovrano
                aragonese al fine di indurlo a rientrare in Spagna e abbandonare la
                spedizione napoletana .
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                   A insistere con Alfonso perché ritornasse in patria erano soprat-
                tutto i rappresentanti istituzionali dei suoi Stati iberici, che ai motivi
                consueti della necessità della sua presenza per la soluzione dei pro-
                blemi interni aggiungevano adesso il timore dell’invasione francese, di
                cui le bande sguinzagliate ai confini si riteneva potessero essere l’avan-
                guardia. Su pressione delle autorità catalane, preoccupate di una ul-
                teriore escalation delle incursioni in primavera, la regina Maria prov-
                vide a rafforzare le difese delle frontiere del principato e misure simili
                furono prese anche in Aragona dall’infante Giovanni, che nella sua
                veste di luogotenente il 9 dicembre 1438 convocò le Corti per l’8 gen-
                naio del 1439. A motivo della convocazione si indicò espressamente
                l’esigenza di provvedere alla difesa dei confini presso cui si erano am-
                massate truppe guidate da comandanti francesi e di altre nazioni con
                l’evidente intenzione di scendere in guerra.
                   Si  decise  pertanto  di  inviare  ambasciatori  al  re  per  chiedergli  di
                concludere al più presto la spedizione napoletana e venire in Catalo-
                gna per la difesa di quel territorio, che a causa della sua prolungata
                assenza poteva correre qualche grave pericolo. Convinto che le provo-
                cazioni armate alle frontiere del Rossiglione erano fomentate da Re-
                nato d’Angiò al fine di dissuaderlo dal proseguire la guerra contro di
                lui, Alfonso rispose alle sollecitazioni delle Corti che per il momento
                non gli era possibile abbandonare la campagna in Italia. Era infatti
                necessario portare prima a termine l’impresa nel Regno di Napoli, da
                dove  si  sarebbe  peraltro  potuto  allontanare  solo  dopo  l’arrivo  del





                   30  L. Suárez Fernández, Los Trastámaras de Castilla y Aragón, en el siglo XV (1407-
                1474), in Historia de España, ed. R. Menéndez Pidal, Espansa-Calpe, Madrid 1970, pp.
                152-153.
                   31  G. Zurita, Anales de la Corona de Aragón cit., Libro XIV, cap. 51, ff. 253v-254r.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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