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Sguardi mediterranei sulla «civiltà olandese del Seicento»: il caso toscano 725
interessi andarono naturalmente mescolandosi con l’attrazione per un
universo culturale, quello fiammingo-borgognone, che così vivace-
mente irradiò l’immaginario colto e popolare dell’autunno del Me-
dioevo , e fecero spazio al crescente diffondersi di una sensibilità le-
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gata al gusto artistico, e in particolare all’apprezzamento per quello
che nelle arti figurative potremmo definire come il tratto ‘marcante’ di
uno stile di realismo fiammingo: l’attenzione per i dettagli, per la cura
dei particolari, per l’uso peculiare della luce e dei colori .
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Tuttavia, l’importanza che l’arte e il gusto fiamminghi assunsero
nella cultura europea e non meno in quella italiana e toscana, costi-
tuirono solo una, e non l’unica componente di questo ‘sguardo to-
scano’ di lungo periodo sui Paesi Bassi. Questo sguardo si sarebbe
aperto nel pieno Seicento a interessi le cui componenti principali sa-
rebbero state quella geografico-naturalistica e quella scientifico-tecno-
logica. Esso tuttavia pare già radicato, nel pieno Cinquecento, in un
‘sostrato’ per così dire ‘etnografico’ o proto-antropologico di concezione
generale dell’alterità olandese, legato ad un ‘modo’ toscano di osser-
vare questo territorio attraverso un approccio all’osservazione che uni-
sce la tradizione etnologica della cultura classica (di matrice umani-
stica) a quella geo-antropologica della moderna geografia (di matrice
‘rinascimentale’ e ‘proto-scientifica’). Un imprinting per così dire ‘ve-
spucciano’ che nella seconda metà del Cinquecento sembra elaborato
con una certa maturità da un autore che visse a lungo, e a lungo os-
servò e attentamente descrisse i Paesi Bassi, proponendone una
chiave di lettura che, a livello di ‘filosofia dell’osservazione’, consisteva
nella centralità della relazione tra natura e uomo, e la declinava inda-
gandone il nesso con sviluppo economico, cultura scientifico-tecnolo-
gica e assetto socio-politico del territorio.
6 Come ricordato da E. Garin nella sua fondamentale Introduzione a J. Huizinga,
Autunno del Medioevo, trad. it. Sansoni, Firenze, 1978 5 , p. XXII, l’autore, nella sua pole-
mica anti-burckhardtiana, aveva sostenuto che «Lorenzo de’ Medici, non meno di Carlo
il Temerario, rende omaggio all’antico ideale cavalleresco come alla forma nobile della
vita».
7 Cfr. B.W. Meijer (a cura di), Firenze e gli antichi Paesi Bassi (1430-1530). Dialoghi
tra artisti: da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello… (Catalogo della Mo-
stra Firenze, Palazzo Pitti, 19 giugno-26 ottobre 2008), Sillabe, Livorno, 2008, in partico-
lare i contributi di B.W. Meijer, Firenze e gli antichi Paesi Bassi: una stagione di conti-
guità culturale del tutto particolare, ivi, pp. 16-21; e P. Nuttall, Pittura degli antichi Paesi
Bassi a Firenze: commentatori, committenti e influsso, ivi, pp. 22-37. Fu la famiglia Por-
tinari che, per rivendicare il patronato sullo Spedale di Santa Maria Nuova, fece giungere
(1483) per l’annessa Chiesa di Sant’Egidio il celebre «Trittico» dipinto da Hugo Van der
Goes, con le cui reti di committenza Bernardo era entrato in contatto durante la sua
permanenza a Bruges per la direzione del Banco Medici: cfr. F. Salvestrini, Fraternities,
Gulds, Social Welfare, and Art in Medieval and Renaissance Florence, in F. Sabaté (ed.),
L’assistència a l’edat mitjana, Pagès editors, Leiden, 2017, p. 165.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)