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                prima traduzione inglese) fatto propendere i critici per l’attribuzione
                del testo a Lorenzo Magalotti, e in anni più recenti (1968) spinto Anna
                Maria Crinò a confermare questa paternità, ravvisando nel citato re-
                soconto del viaggio redatto da Magalotti stesso in forma di giornale la
                fonte principale della Relazione, la sua stessa «spina dorsale», e nel
                suo autore «la mente direttiva nella composizione finale» . In anni più
                                                                      57
                recenti, Stefano Villani ha collocato la redazione finale della Relazione
                Ufficiale intorno al 1689, associandola ad «un lavoro di équipe» in cui
                «gli elementi attualmente a nostra disposizione sono insufficienti per
                stabilire l’esatto ruolo che in essa ebbe il conte Magalotti, ruolo che fu
                comunque senz’altro minore rispetto a quello che a suo tempo volle
                attribuirgli la Crinò» .
                                    58
                   Pare insomma di poter affermare che un gruppo di uomini di cul-
                tura vicini al Principe e futuro Granduca per almeno un ventennio
                costruì il volto ‘ufficiale’ del viaggio del giovane sovrano in Europa e
                nei Paesi Bassi; e questo testimonia a nostro avviso come la necessità
                di  delineare  un’immagine  dei  Paesi  visitati  per  così  dire  condivisa
                dall’ambiente di corte fosse un processo complesso e accurato, in cui
                individuare i singoli contributi è forse impossibile ma che, si può dire,
                risente dell’atmosfera culturale in cui fu concepita. Tra gli elementi di
                questa atmosfera, che determinò anche il contributo della cultura to-
                scana alla costruzione di uno sguardo seicentesco sui Paesi Bassi, non
                si può dunque trascurare quello costituito dall’ambiente in cui in que-
                gli anni si manifestava la vicinanza di Lorenzo Magalotti (uno dei to-
                scani  più  colti  tempo,  partecipante  al  secondo  viaggio  e  probabile
                estensore o comunque compartecipe alla redazione finale della sua Re-
                lazione Ufficiale) agli uomini della corte medicea: l’Accademia del Ci-
                mento, di cui proprio in quel periodo egli era Segretario e verbalizza-
                tore delle sessioni sperimentali.
                   Già dall’estate del 1662 compare, nella sua corrispondenza, l’idea
                di preparare una selezione del materiale redatto a partire dalla rendi-
                contazione  delle  sessioni  sperimentali  dell’Accademia.  Un  proposito
                che vedrà finalmente la luce nel 1667, con la stampa dei Saggi di na-
                turali esperienze fatte nell’Accademia del Cimento descritte dal segre-
                tario  di  essa  Accademia  (Firenze,  Giuseppe  Cocchini,  1666,  ma
                1667) . La peculiarità scientifico-sperimentale (di matrice galileiana)
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                dell’approccio degli Accademici toscani all’osservazione della realtà fu


                   57  Cfr. Crinò, Introduzione cit., p. XXV. Tale ipotesi attributiva era accolta da R. Wis,
                Lorenzo Magalotti e la Relazione del grande viaggio di Cosimo de’ Medici, «Neuphilologi-
                sche Mitteilungen», A. LXXI, n. 3 (1970), pp. 451-454.
                   58  Villani, La religione degli inglesi cit., p. 178.
                   59  Cfr. ancora Preti, Matt, voce Magalotti, Lorenzo cit.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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