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                soprattutto, come lo stesso Silva non mancò di notare , la nuova
                                                                        46
                edizione doveva confrontarsi con il mito e la retorica dell’Impero nel
                momento di maggior consenso al regime della società italiana.
                   Sulla falsariga del precedente ampliamento, Silva poneva lo svi-
                luppo della potenza imperiale italiana come elemento centrale della
                recente storia mediterranea. Si trattava di un elemento di importanza
                fondamentale, che lo spingeva a invertire i termini del rapporto Me-
                diterraneo e Italia, attribuendo a questa un ruolo determinate e pro-
                fondamente condizionante dei futuri equilibri dell’intero spazio me-
                diterraneo. La fondazione dell’impero fascista, insomma, gli appariva
                elemento periodizzante della storia contemporanea del Mediterraneo
                proprio in virtù della reale possibilità di poter incidere sull’equilibrio
                secolare fondato sull’asse franco-britannico. E per questo scriveva:

                   Non è arbitrario prevedere e presagire che gli storici futuri, negli avveni-
                menti di cui il Mediterraneo fu centro dall’inizio della crisi italo-etiopica nel
                settembre del 1935 fino alla proclamazione dell’Impero nel maggio 1936, ve-
                dranno e segneranno l’inizio di una nuova fase di storia mediterranea, allo
                stesso modo che noi vediamo e segniamo l’inizio di una nuova fase di storia
                mediterranea negli avvenimenti collegati alla crisi di Successione di Spagna
                e all’insediamento della potenza britannica a Gibilterra 47 .

                   Era un’affermazione che, letta in retrospettiva e contestualizzata
                nel clima culturale appena evocato, poteva apparire come entusia-
                stica celebrazione della politica mediterranea fascista se non come
                aperto appoggio politico al regime. Se si leggono, tuttavia, le pagine
                de Il Mediterraneo dall’unità di Roma all’impero italiano, si può no-
                tare che il giudizio dello storico ha ben poco a che fare con la legit-
                timazione della politica fascista. A prevalere, infatti, era una lettura
                che nella conquista dell’Etiopia vedeva in un certo senso avverarsi
                la antica lezione di Cesare Balbo sul possibile sviluppo delle fortune
                italiane nel Mediterraneo. E vi scorgeva anche, se non soprattutto,
                quella  che  rimaneva  la  preoccupazione  fondamentale  di  Silva:  lo
                scacco subito come esito del primo dopoguerra che «bloccava» l’Ita-
                lia nel Mediterraneo e la poneva in contrasto con le potenze liberali
                e l’ordine di Versailles. Un problema, questo, non solo politico ma
                anche  morale  che  Silva  aveva  evocato  già  nell’edizione  del  1927.
                Analogamente agli altri autori “mediterraneisti” di quegli anni, Silva
                aveva scritto che la frustrazione dell’Italia nel dopoguerra derivava
                dalla  slealtà  delle  potenze  alleate  «  che  avevano  seguito  le  leggi


                   46  Cfr. P. Silva, Io difendo la monarchia cit., p. 126.
                   47  P. Silva, Il Mediterraneo dall’unità di Roma all’Impero Italiano cit., p. 457.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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