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812 Francesca Canale Cama
poteva attribuirsi al termine a quo della narrazione. Il richiamo a
Roma e all’unità da essa creata con la sconfitta di Cartagine e del
mondo ellenico come premessa allo studio del Mediterraneo ottocen-
tesco e novecentesco rischiava, infatti, di assumere una dimensione
teleologica che, lo abbiamo visto, non corrispondeva alle intenzioni
dell’autore all’epoca della prima edizione. Letta nel nuovo contesto
successivo alla guerra d’Etiopia, la prima parte dell’opera, benché
praticamente immutata, poteva, insomma, suggerire l’idea di un pre-
coce appoggio di Silva alla teoria della “romanità” tanto esaltata dalla
storiografia e dalla pubblicistica vicina al regime .
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Ma anche qui bisogna operare dei distinguo. Sebbene infatti, nella
parte dedicata all’antichità romana, trasparisse con fin troppa evi-
denza, l’opinione di Silva favorevole alla vittoria di Roma, essa era
per lo più intesa come il positivo profilarsi di una condizione inedita
per lo spazio mediterraneo: il prevalere del principio di unità sulla
divisione e il particolarismo. Il tema della romanità, del resto, non si
colorava di toni imperialistici e celebrativi, Allusivi di una presunta
supremazia italiana neanche negli incidentali riferimenti delle pagine
dedicate alla vittoria italiana in Africa .
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Più in generale, se un riferimento al mito di Roma antica c’era
nella concezione storica di Silva alla metà degli anni Trenta, esso
riprendeva una volta di più il tema caro all’autore del «fascino
dell’Unità creata da Roma» . D’altronde, anche in questo si può rav-
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visare una certa continuità con l’edizione del 1927, nella quale il mito
fondante della romanità si traduceva – riecheggiando il rinnovato in-
teresse per il Mediterraneo in Italia, Spagna e Francia tra gli anni
Venti e gli anni Trenta – piuttosto nell’idea di latinità, di una solida-
rietà culturale e politica, cioè, tra le nazioni europee mediterranee,
distinta, finanche opposta, al mondo continentale germanico.
Vale, infine la pena richiamare ancora una questione legata alla
edizione del 1941, che vedeva l’aggiunta di un capitolo conclusivo
intitolato La guerra di liberazione. La nuova conclusione estendeva i
termini della narrazione fino alla nuova guerra mondiale, superando
51 Sul rapporto tra fascismo e storia si veda il recente P. S. Salvatori, Il fascismo e la
storia, Edizioni della Normale, Pisa, 2022 e il precedente Ead., Mussolini e la storia. Dal
socialismo al fascismo (1900-1922), Viella, Roma, 2016; sul mito di Roma si rimanda a
A. Giardina, A. Vauchez, Il mito di Roma. Da Carlo Magno a Mussolini, Laterza, Roma,
2016.
52 Senza toni particolarmente celebrativi, ad esempio, Silva notava che la proclama-
zione dell’Impero nel discorso del Duce del 9 maggio dal balcone di Palazzo Venezia
richiamava «l’affermazione di una volontà di grandezza e di potenza, per effetto della
quale la storia della nuova Italia riprendeva idealmente e continuava la storia di Roma».
P. Silva, Il Mediterraneo dall’unità di Roma all’Impero Italiano cit., p. 475.
53 Id., Italia, Francia cit., p. 12.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)