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Rotta a Ponente: la navigazione veneziana in Atlantico e il commercio di generi... 597
dell’ammiraglio Angelo Emo contro il bey di Algeri avrebbe avuto effetti
molto positivi negli anni successivi , e per diverso tempo la naviga-
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zione veneziana fu risparmiata dagli attacchi corsari nel Mediterraneo
occidentale. È per questo motivo che negli anni Settanta e nei primi
anni Ottanta l’afflusso di mercantili veneti tornò a farsi notare; e a
contribuire fu anche la grande occasione rappresentata dall’inizio dei
combattimenti in terra americana, che rese più difficili le operazioni
delle flotte mercantili dei paesi belligeranti: l’8 maggio 1781 fu lo
stesso Capitanachi a dire che la guerra aveva riservato «somme occu-
pazioni per li bastimenti nazionali» .
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Tra il 29 settembre e il 15 dicembre 1778 entrarono a Cadice 7 navi
veneziane, e ne uscirono 10 con carichi diretti verso l’Europa del Nord o
verso il Mediterraneo. E dai rilevamenti effettuati dal console veneziano a
Málaga – con il quale il console a Cadice era in contatto stabile – nel solo
mese di maggio 1782 avrebbero fatto sosta 12 legni battenti bandiera di
San Marco diretti oltre lo stretto di Gibilterra. In alcuni casi si trattava
davvero di bastimenti impegnati in rotte di lunga percorrenza: 2 tra questi
13 provenivano da Smirne e avrebbero dovuto raggiungere Londra .
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Circa il raggio d’azione del naviglio veneziano che arrivava a Cadice (o a
Málaga, come nel caso della statistica appena menzionata), in effetti le
indicazioni delle fonti sono in parte contraddittorie. In una lettera del 9
ottobre 1781, riallacciandosi al caso di un «giovane» capitano di nome
Silvestro Franceschini, che avrebbe «fatto vela per Genova con tenue
nolo», il console lamentò che «per manifesta viltà e ignoranza disonorevoli»
i veneziani preferivano evitare i viaggi verso l’Europa settentrionale; giu-
dicando inoltre «odioso e intolerabile l’impedimento che taluno incontra
dell’indocilità de marinari che sfrontatamente negano di proseguire i
viaggi dalla parte del Nort» . Tornato sulla questione un anno dopo, Ca-
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pitanachi prima ribadì che le potenzialità marittime della bandiera vene-
ziana sarebbero state maggiori con più «attività e coraggio» da parte dei
capitani e più «docilità e meno insubordinazione» da parte degli equipaggi,
29 Dopo il 1767-1768, l’ammiraglio Emo tornò ad occuparsi dei corsari nordafricani
nel 1784, allorché venne scatenata una guerra contro la reggenza di Tunisi (con bom-
bardamenti alle piazzeforti della Goletta, di Susa, Sfax e Biserta); e morì proprio in oc-
casione di un contrattacco ai tunisini nel 1792. Su Emo si veda la voce del DBI redatta
da Paolo Preto (vol. 42, pp. 623-625).
30 Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 636. In generale, a proposito dell’impatto delle
guerre europee sul commercio atlantico, si veda S. Marzagalli, Bordeaux et les États-
Unis, 1776-1815: politique et stratégies négociants dans la genèse d’un réseau commer-
cial, Droz, Ginevra, 2015, pp. 89-122.
31 Ibidem.
32 Il console aggiungeva che eppure «ottimi impieghi per la costa di Cantabria, per
Ostenda, per Olanda, qui e in Málaga, non mancano, né v’è dubbio alcuno della prefe-
renza della nostra bandiera a ogni altra neutrale» (ibidem).
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)