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596 Paolo Calcagno
Belloni, definito «negoziante di somma probità e cognizione» in una
lettera del 23 aprile 1782 .
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Di contro, la navigazione marciana che faceva capo a Cadice nella
parte finale del secolo non era affatto trascurabile: purtroppo le note
trasmesse dal console Capitanachi ai Cinque Savi alla Mercanzia non
ci consentono di capire quali rapporti intercorressero tra i capitani di
nave veneziani e i mercanti sul posto (diversamente dai rapporti in
arrivo da Lisbona, come vedremo) , ma indubbiamente la qualità e la
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quantità dei legni provenienti dall’Adriatico o da scali mediterranei in-
termedi non passavano inosservate. Nel comunicare a Venezia l’ap-
prodo a Cadice della nave Diamante di capitan Fortunato Gradara, il
console Capitanachi precisava che i giorni di navigazione dall’Istria
all’Andalusia erano stati quaranta, e commentava che «la bellezza e
grandezza di questa nave fa onore ai veneti costruttori» . E qualche
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mese dopo, anticipando un quadro statistico che descriveremo più
sotto, il console osservò «non essere scarso il numero [dei bastimenti
veneziani] nella general proporzione della navigazione neutrale»; chio-
sando sul «credito e decoro che ne risulta alla veneta bandiera» .
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Naturalmente, per quanto le frequentazioni atlantiche del naviglio
veneziano avessero preso corpo nella parte centrale del XVIII secolo,
molto dipendeva dalla congiuntura: scendendo nel dettaglio,
nell’estate 1768 venne ordinato di rilasciare tutti i mercantili «sudditi»
a seguito del rinnovo della pace con la reggenza di Algeri; ma per tutta
risposta il console – allora era Francesco Martini – fece notare che
avrebbe volentieri obbedito a «questa venerata commissione […] se al-
cun veneto legno fossesi qui intratenuto» . La spedizione punitiva
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24 Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 636. In tale occasione, il console veneziano a Cadice
Spiridione Capitanachi (evidentemente di origini greche) affidò al Bellone la «cura» della
pratica relativa al naufragio della checchia Natività della Madonna e San Giovanni Bat-
tista del capitano Antonio Giurovich, avvenuto presso Sanlúcar de Barrameda. Nell’ar-
ticolo citato in nota 21 (La colonia di italiani cit.), oltre ai Capitanachi vengono ricordate
altre famiglie di mercanti veneziani, come gli Stano e i Baciche, tutti residenti nel quar-
tiere di Ave María.
25 Nell’unica occasione in cui, negli anni della guerra di indipendenza americana, il
console veneziano fece un riferimento al coinvolgimento di operatori commerciali vene-
ziani, menzionò una transazione finanziaria tra Venezia e Cadice che aveva riguardato
la «ditta Treves» (importante famiglia ebrea operante in Laguna) e la «ditta Greppi»: si
tratta di una lettera del 22 maggio 1781, conservata in Asv, Vsm, Lettere dei consoli,
636. I Greppi erano mercanti milanesi, ben radicati a Cadice: in quegli anni era attivo
nel porto andaluso Paolo Greppi, figura che è stata al centro di diversi studi (si veda, da
ultimo, K. Kaps, Entre el servicio estatal y los negocios transnacionales: el caso de Paolo
Greppi, cónsul imperial en Cádiz [1774-1791], in M. Aglietti, M. Herrero Sánchez, F. Za-
mora Rodríguez (coords.), Los cónsules de los extranjeros cit., pp. 225-235).
26 Lettera del 30 luglio 1782, in Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 636.
27 Lettera del novembre 1782 (manca l’indicazione del giorno), ibidem.
28 Lettera del 26 agosto 1768, in Asv, Vsm, Lettere dei consoli, 635.
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)